La questione relativa alla vivibilità urbana è da anni oggetto di studi e sperimentazioni, ma oggi viene enfatizzata dalla recente esperienza pandemica che ha, con intensità variabile, modificato la percezione che ognuno ha degli ambienti in cui vive. Si è resa evidente la necessità di poter svolgere le proprie attività quotidiane entro distanze ridotte, di avere accesso a servizi pubblici essenziali vicini e “a misura d’uomo”. Ci si è quindi chiesti come poter realizzare contestualmente tali obiettivi e quelli delle politiche di sviluppo sostenibile promosse dall’Unione Europea, in particolare per quanto riguarda l’intenzione di azzerare il consumo di suolo allo stato naturale entro il 2050. La questione della vivibilità urbana si è quindi intrecciata a quella delle aree dismesse, rientranti nella più generica definizione di aree in disuso, la cui rifunzionalizzazione è apparsa come una possibile soluzione in grado di soddisfare l’esigenza di incrementare i servizi essenziali da un lato (qualità della vita) e di garantire la sostenibilità degli interventi dall’altro (qualità ambientale). In seguito agli studi di letteratura sullo stato dell’arte, si è quindi proceduto nella delineazione dei seguenti aspetti: sviluppare un modello (teorico) da cui derivare un metodo (pratico) in grado di guidare i pianificatori durante il processo di identificazione delle aree in disuso e di definizione e prioritizzazione degli interventi di riconversione delle medesime in “infrastrutture sociali” di prossimità, sia in “tempo di pace” che in occasione di eventi calamitosi.
La valutazione della qualità urbana per la rigenerazione sostenibile di aree in disuso
Nicole Margiotta;Annunziata Palermo
2023-01-01
Abstract
La questione relativa alla vivibilità urbana è da anni oggetto di studi e sperimentazioni, ma oggi viene enfatizzata dalla recente esperienza pandemica che ha, con intensità variabile, modificato la percezione che ognuno ha degli ambienti in cui vive. Si è resa evidente la necessità di poter svolgere le proprie attività quotidiane entro distanze ridotte, di avere accesso a servizi pubblici essenziali vicini e “a misura d’uomo”. Ci si è quindi chiesti come poter realizzare contestualmente tali obiettivi e quelli delle politiche di sviluppo sostenibile promosse dall’Unione Europea, in particolare per quanto riguarda l’intenzione di azzerare il consumo di suolo allo stato naturale entro il 2050. La questione della vivibilità urbana si è quindi intrecciata a quella delle aree dismesse, rientranti nella più generica definizione di aree in disuso, la cui rifunzionalizzazione è apparsa come una possibile soluzione in grado di soddisfare l’esigenza di incrementare i servizi essenziali da un lato (qualità della vita) e di garantire la sostenibilità degli interventi dall’altro (qualità ambientale). In seguito agli studi di letteratura sullo stato dell’arte, si è quindi proceduto nella delineazione dei seguenti aspetti: sviluppare un modello (teorico) da cui derivare un metodo (pratico) in grado di guidare i pianificatori durante il processo di identificazione delle aree in disuso e di definizione e prioritizzazione degli interventi di riconversione delle medesime in “infrastrutture sociali” di prossimità, sia in “tempo di pace” che in occasione di eventi calamitosi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.