Nei prossimi anni sul nostro pianeta la popolazione virtuale sarà maggiore di quella reale e la rete sarà sempre più un campo di battaglia. L’aumento esponenziale delle connessioni imporrà ai poteri pubblici di approntare strumenti adeguati per coniugare due valori fondativi della convivenza democratica: la libertà e la sicurezza. In tale quadro la cyber intelligence è destinata a rappresentare uno strumento fondamentale. Definirla non è semplice, poiché in essa convivono due elementi che operano con logiche differenti: l’intelligenza, dote prettamente umana, necessaria per assumere decisioni, e lo spazio digitale, popolato da tecnologie sempre più pervasive. Nel mondo in cui viviamo il cosiddetto «web oscuro» è 500 volte più grande dell’internet visibile; oltre il 70% delle chiamate telefoniche mondiali può essere monitorato; attraverso i like su Facebook è possibile scoprire orientamenti sessuali, convinzioni religiose, livelli di reddito e propensioni al consumo; con un semplice click si può destabilizzare una multinazionale, interrompere le trasmissioni di un satellite spia o manipolare i dati di una consultazione elettorale. In queste condizioni, più aumenta la presenza delle tecnologie più, paradossalmente, c’è bisogno dell’insostituibile fattore umano per dare un’anima alla sovrabbondanza di dati e disvelare le menzogne della società della disinformazione, in cui la realtà diventa un’opinione. Nell’era delle tecnologie, dunque, c’è sempre maggiore bisogno dell’intelligenza umana, poiché gli algoritmi non sempre hanno ragione e anzi a volte possono risultare fuorvianti. Si tratta di stimolare una nuova consapevolezza per proteggere e rafforzare la democrazia, contrastare la criminalità organizzata e il terrorismo islamico, fornendo al contempo le maggiori garanzie possibili a quel bene sempre più raro rappresentato dalla nostra riservatezza.
Cyber Intelligence. Tra libertà e sicurezza
Mario Caligiuri
2016-01-01
Abstract
Nei prossimi anni sul nostro pianeta la popolazione virtuale sarà maggiore di quella reale e la rete sarà sempre più un campo di battaglia. L’aumento esponenziale delle connessioni imporrà ai poteri pubblici di approntare strumenti adeguati per coniugare due valori fondativi della convivenza democratica: la libertà e la sicurezza. In tale quadro la cyber intelligence è destinata a rappresentare uno strumento fondamentale. Definirla non è semplice, poiché in essa convivono due elementi che operano con logiche differenti: l’intelligenza, dote prettamente umana, necessaria per assumere decisioni, e lo spazio digitale, popolato da tecnologie sempre più pervasive. Nel mondo in cui viviamo il cosiddetto «web oscuro» è 500 volte più grande dell’internet visibile; oltre il 70% delle chiamate telefoniche mondiali può essere monitorato; attraverso i like su Facebook è possibile scoprire orientamenti sessuali, convinzioni religiose, livelli di reddito e propensioni al consumo; con un semplice click si può destabilizzare una multinazionale, interrompere le trasmissioni di un satellite spia o manipolare i dati di una consultazione elettorale. In queste condizioni, più aumenta la presenza delle tecnologie più, paradossalmente, c’è bisogno dell’insostituibile fattore umano per dare un’anima alla sovrabbondanza di dati e disvelare le menzogne della società della disinformazione, in cui la realtà diventa un’opinione. Nell’era delle tecnologie, dunque, c’è sempre maggiore bisogno dell’intelligenza umana, poiché gli algoritmi non sempre hanno ragione e anzi a volte possono risultare fuorvianti. Si tratta di stimolare una nuova consapevolezza per proteggere e rafforzare la democrazia, contrastare la criminalità organizzata e il terrorismo islamico, fornendo al contempo le maggiori garanzie possibili a quel bene sempre più raro rappresentato dalla nostra riservatezza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.