Interpretato da secoli solo in alcune delle sue sezioni o anche dei suoi frammenti, l’enchiridion di Sesto Pomponio non è mai stato oggetto di un tentativo di ricostruzione unitaria, che qui si propone. Nel tracciare una sintetica storia del diritto, delle magistrature, dei prudentes; nel descrivere gli elementi essenziali del ius, Pomponio affronta alcuni delicatissimi temi, che investono l’assetto della produzione del diritto, l’attività della scientia iuris e, più ampiamente, l’ordine politico dell’impero. Se, per un verso, sembra proporre un nuovo equilibrio fra ius naturale (categoria probabilmente proprio da lui introdotta nelle opere giurisprudenziali), constitutiones principis e ruolo del giurista, per un altro mostra di essere consapevole di alcune delle più recenti esigenze del governo imperiale: quella della universalizzazione del diritto e della necessaria formazione di una cultura giuridica dell’amministrazione, strumenti indispensabili di coesione e omologazione nelle diverse realtà provinciali. Nell’affrontare lo studio dell’opera e nel tentativo di ricostruirne la struttura, la ricerca dei modelli adoperati da Pomponio mi è sembrato il punto di partenza obbligato. Nella loro individuazione, sia rispetto alla composizione delle prime tre sezioni, sia rispetto alla parte più tecnicamente istituzionale dello scritto, non si rivela solo il rapporto del giurista con il passato, la sua metabolizzazione della cultura giuridica, storica, letteraria greca e latina, ma soprattutto vi è un chiaro indizio della destinazione dell’opera: più che essere rivolta alla formazione altamente specialistica, essa sembra indirizzata a tutti coloro che si accostavano per la prima volta al diritto e con esso avrebbero dovuto operare a diversi livelli, e raccontava ai lettori che la storia di Roma era soprattutto la storia del suo ius.
L'Enchiridion di Sesto Pomponio. Una ricostruzione
Fara Nasti
2023-01-01
Abstract
Interpretato da secoli solo in alcune delle sue sezioni o anche dei suoi frammenti, l’enchiridion di Sesto Pomponio non è mai stato oggetto di un tentativo di ricostruzione unitaria, che qui si propone. Nel tracciare una sintetica storia del diritto, delle magistrature, dei prudentes; nel descrivere gli elementi essenziali del ius, Pomponio affronta alcuni delicatissimi temi, che investono l’assetto della produzione del diritto, l’attività della scientia iuris e, più ampiamente, l’ordine politico dell’impero. Se, per un verso, sembra proporre un nuovo equilibrio fra ius naturale (categoria probabilmente proprio da lui introdotta nelle opere giurisprudenziali), constitutiones principis e ruolo del giurista, per un altro mostra di essere consapevole di alcune delle più recenti esigenze del governo imperiale: quella della universalizzazione del diritto e della necessaria formazione di una cultura giuridica dell’amministrazione, strumenti indispensabili di coesione e omologazione nelle diverse realtà provinciali. Nell’affrontare lo studio dell’opera e nel tentativo di ricostruirne la struttura, la ricerca dei modelli adoperati da Pomponio mi è sembrato il punto di partenza obbligato. Nella loro individuazione, sia rispetto alla composizione delle prime tre sezioni, sia rispetto alla parte più tecnicamente istituzionale dello scritto, non si rivela solo il rapporto del giurista con il passato, la sua metabolizzazione della cultura giuridica, storica, letteraria greca e latina, ma soprattutto vi è un chiaro indizio della destinazione dell’opera: più che essere rivolta alla formazione altamente specialistica, essa sembra indirizzata a tutti coloro che si accostavano per la prima volta al diritto e con esso avrebbero dovuto operare a diversi livelli, e raccontava ai lettori che la storia di Roma era soprattutto la storia del suo ius.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.