Lo spopolamento e l'emarginazione delle campagne è un fenomeno che colpisce tutta l’Europa. Nell’Unione europea le zone rurali e interne costituiscono l’88 % del territorio, e in esse vive oltre la metà della popolazione. Tali aree non sono omogenee ed alcune di esse si trovano oggi ad affrontare importanti sfide demografiche in conseguenza dello spopolamento e/o di altri problemi legati all’invecchiamento della popolazione (Comitato Europeo delle Regioni, 2021). Un quadro generale, quest’ultimo, che riflette appieno anche lo scenario dell’Italia. Come rileva l’Istat (2022), «una parte preponderante del territorio italiano si connota [infatti] per un’organizzazione spaziale fondata su “centri minori”, spesso di piccole dimensioni che, in molti casi, sono in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali» (pag. 1). La maggioranza di essi sono considerati fragili per la mancanza di un’efficiente rete di infrastrutture e servizi e perché caratterizzati da sistemi economici deboli e da un progressivo ampliamento del divario digitale. Tuttavia tali contesti sono in grado di offrire numerose opportunità soprattutto in un’ottica di sostenibilità. Se valorizzate efficacemente, possono contribuire in maniera significativa offrendo soluzioni più green, fondate su modelli di economia circolare, offrire valide alternative per coloro che desiderano abitare in contesti più tranquilli, con una qualità della vita più alta, rispetto alle città troppo affollate, e possono costituire contesti favorevoli anche per il turismo, sicuramente uno dei settori più duramente colpiti dalla pandemia. Con la spinta verso lo smart working, il distanziamento e le limitazioni agli spostamenti l’emergenza sanitaria ha stravolto le abitudini sociali e lavorative delle persone che sono tornate a guardare le aree rurali e i borghi, non solo come meta per le vacanze, ma anche come scelta di vita: opportunità di lavoro green (economia circolare) e maggiore benessere. In questa prospettiva, nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il Governo italiano ha destinato oltre 1,600 mld di euro per la rigenerazione del paesaggio rurale e l’attrattività dei Borghi a rischio spopolamento. Relativamente alle due line di intervento previste dal Piano Borghi, sono stati presentati svariati progetti con finalità che puntano al contrasto dello spopolamento attraverso azioni di conservazione e riqualificazione del patrimonio abitativo da destinare a nuove funzioni, l’avvio di modelli di microeconomia dei borghi per l’aggregazione sociale, lo sviluppo sostenibile e la qualità della vita (PNRR, 2021) Dentro questo quadro, il paper intende analizzare alcuni progetti finanziati nell’ambito del PNRR, con particolare riferimento all’esperienza degli smart villages e delle smart community quali modelli innovativi basati su un approccio bottom-up e sulla centralità della comunità. L’obiettivo è di analizzare se e quanto le ingenti risorse economiche e l’innovazione tecnologica, oltre alla realizzazione dei progetti finanziati, contribuiscano anche e soprattutto a generare concretamente innovazione sociale, ovvero ad attivare quel “cambiamento” e quella “trasformazione sociale” (Moulaert et al., 2017) in grado di soddisfare i bisogni emergenti delle popolazioni locali.
Riqualificazione dei borghi e del paesaggio rurale nel PNRR. L’esperienza degli smart villages e delle smart community
Giovanni Tocci
2024-01-01
Abstract
Lo spopolamento e l'emarginazione delle campagne è un fenomeno che colpisce tutta l’Europa. Nell’Unione europea le zone rurali e interne costituiscono l’88 % del territorio, e in esse vive oltre la metà della popolazione. Tali aree non sono omogenee ed alcune di esse si trovano oggi ad affrontare importanti sfide demografiche in conseguenza dello spopolamento e/o di altri problemi legati all’invecchiamento della popolazione (Comitato Europeo delle Regioni, 2021). Un quadro generale, quest’ultimo, che riflette appieno anche lo scenario dell’Italia. Come rileva l’Istat (2022), «una parte preponderante del territorio italiano si connota [infatti] per un’organizzazione spaziale fondata su “centri minori”, spesso di piccole dimensioni che, in molti casi, sono in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali» (pag. 1). La maggioranza di essi sono considerati fragili per la mancanza di un’efficiente rete di infrastrutture e servizi e perché caratterizzati da sistemi economici deboli e da un progressivo ampliamento del divario digitale. Tuttavia tali contesti sono in grado di offrire numerose opportunità soprattutto in un’ottica di sostenibilità. Se valorizzate efficacemente, possono contribuire in maniera significativa offrendo soluzioni più green, fondate su modelli di economia circolare, offrire valide alternative per coloro che desiderano abitare in contesti più tranquilli, con una qualità della vita più alta, rispetto alle città troppo affollate, e possono costituire contesti favorevoli anche per il turismo, sicuramente uno dei settori più duramente colpiti dalla pandemia. Con la spinta verso lo smart working, il distanziamento e le limitazioni agli spostamenti l’emergenza sanitaria ha stravolto le abitudini sociali e lavorative delle persone che sono tornate a guardare le aree rurali e i borghi, non solo come meta per le vacanze, ma anche come scelta di vita: opportunità di lavoro green (economia circolare) e maggiore benessere. In questa prospettiva, nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il Governo italiano ha destinato oltre 1,600 mld di euro per la rigenerazione del paesaggio rurale e l’attrattività dei Borghi a rischio spopolamento. Relativamente alle due line di intervento previste dal Piano Borghi, sono stati presentati svariati progetti con finalità che puntano al contrasto dello spopolamento attraverso azioni di conservazione e riqualificazione del patrimonio abitativo da destinare a nuove funzioni, l’avvio di modelli di microeconomia dei borghi per l’aggregazione sociale, lo sviluppo sostenibile e la qualità della vita (PNRR, 2021) Dentro questo quadro, il paper intende analizzare alcuni progetti finanziati nell’ambito del PNRR, con particolare riferimento all’esperienza degli smart villages e delle smart community quali modelli innovativi basati su un approccio bottom-up e sulla centralità della comunità. L’obiettivo è di analizzare se e quanto le ingenti risorse economiche e l’innovazione tecnologica, oltre alla realizzazione dei progetti finanziati, contribuiscano anche e soprattutto a generare concretamente innovazione sociale, ovvero ad attivare quel “cambiamento” e quella “trasformazione sociale” (Moulaert et al., 2017) in grado di soddisfare i bisogni emergenti delle popolazioni locali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.