In Italia la cultura del supporto alla genitorialità trova la sua legittimazione nella L. 285/1997, ma attualmente lo scenario delle politiche per le famiglie non è organico, i servizi non sono sempre in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze, in trasformazione continua, delle famiglie. Solo negli ultimi anni, le misure di contrasto alla povertà hanno ampliato l’attenzione verso le famiglie povere prevedendo nelle misure dedicate non solo la componente cash, ma anche quella in kind, relativa ai servizi e alle competenze professionali implicate nell’adozione di interventi diretti a favorire la costruzione di ambienti coerenti con le esigenze di crescita e di sviluppo dei bambini. L'approccio olistico che ispira gli interventi di presa in carico dei nuclei familiari in povertà, tuttavia, non ha trovato sempre una facile adozione operativa sia perché si è scontrato con dotazioni territoriali non sempre adeguate sia perché il necessario periodo di adozione e stabilizzazione è stato condizionato dal susseguirsi di misure, con assetti organizzativi ed equilibri tra servizi parzialmente differenti. Lo stesso servizio sociale non si è mostrato sempre in grado di intercettare i bisogni complessi dei nuclei familiari presi in carico, mostrando quanto sia necessario che i social workers che si occupano di persone in povertà comprendano la complessità del fenomeno e sviluppino innanzitutto una relazione di riconoscimento con i poveri (Sanfelici e Gui, 2000; Krumer-Nevo, 2020; Gregori, Gui, 2012). Più di recente, inoltre, la soppressione del Reddito di cittadinanza (Rdc), accompagnata dalla introduzione di due misure (l’Assegno di Inclusione – Adi – e il Supporto per la Formazione e il Lavoro) che intercetteranno anche famiglie povere con figli minorenni, sembra introdurre una misura ibrida, i cui effetti in termini di family o di parenting support sono incerti (Gori, 2023; Saraceno, 2023). L’Adi intercetterà, potenzialmente, i nuclei di percettori di Rdc, al cui interno vi siano persone disabili, minorenni, ultrasessantenni, o componenti in condizioni di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione. La misura sarà attiva a decorrere dal 1° gennaio 2024, quale misura di contrasto alla povertà, fragilità ed esclusione sociale. Nel contributo, dopo un rapido richiamo al concetto di parenting e agli approcci affermatisi più di recente per lo sviluppo della genitorialità positiva, si propone un’analisi: i) della legge 285 del 1997 e degli interventi finanziati dal Fondo per le politiche della famiglia; ii) del Programma P.I.P.P.I. (Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione); iii) del Rdc con riferimento alle ricadute sulla genitorialità.

Politiche sociali e interventi con genitori e famiglie in sofferenza economica

Sabina Licursi
;
Giorgio Marcello
2024-01-01

Abstract

In Italia la cultura del supporto alla genitorialità trova la sua legittimazione nella L. 285/1997, ma attualmente lo scenario delle politiche per le famiglie non è organico, i servizi non sono sempre in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze, in trasformazione continua, delle famiglie. Solo negli ultimi anni, le misure di contrasto alla povertà hanno ampliato l’attenzione verso le famiglie povere prevedendo nelle misure dedicate non solo la componente cash, ma anche quella in kind, relativa ai servizi e alle competenze professionali implicate nell’adozione di interventi diretti a favorire la costruzione di ambienti coerenti con le esigenze di crescita e di sviluppo dei bambini. L'approccio olistico che ispira gli interventi di presa in carico dei nuclei familiari in povertà, tuttavia, non ha trovato sempre una facile adozione operativa sia perché si è scontrato con dotazioni territoriali non sempre adeguate sia perché il necessario periodo di adozione e stabilizzazione è stato condizionato dal susseguirsi di misure, con assetti organizzativi ed equilibri tra servizi parzialmente differenti. Lo stesso servizio sociale non si è mostrato sempre in grado di intercettare i bisogni complessi dei nuclei familiari presi in carico, mostrando quanto sia necessario che i social workers che si occupano di persone in povertà comprendano la complessità del fenomeno e sviluppino innanzitutto una relazione di riconoscimento con i poveri (Sanfelici e Gui, 2000; Krumer-Nevo, 2020; Gregori, Gui, 2012). Più di recente, inoltre, la soppressione del Reddito di cittadinanza (Rdc), accompagnata dalla introduzione di due misure (l’Assegno di Inclusione – Adi – e il Supporto per la Formazione e il Lavoro) che intercetteranno anche famiglie povere con figli minorenni, sembra introdurre una misura ibrida, i cui effetti in termini di family o di parenting support sono incerti (Gori, 2023; Saraceno, 2023). L’Adi intercetterà, potenzialmente, i nuclei di percettori di Rdc, al cui interno vi siano persone disabili, minorenni, ultrasessantenni, o componenti in condizioni di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione. La misura sarà attiva a decorrere dal 1° gennaio 2024, quale misura di contrasto alla povertà, fragilità ed esclusione sociale. Nel contributo, dopo un rapido richiamo al concetto di parenting e agli approcci affermatisi più di recente per lo sviluppo della genitorialità positiva, si propone un’analisi: i) della legge 285 del 1997 e degli interventi finanziati dal Fondo per le politiche della famiglia; ii) del Programma P.I.P.P.I. (Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione); iii) del Rdc con riferimento alle ricadute sulla genitorialità.
2024
9788835158790
genitorialità positiva, povertà, politiche contro la povertà
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/364800
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