Sono poche e difficilmente distinguibili le figure dei giuristi romani di età repubblicana. In questo contesto la successio auctorum dell’enchiridion di Pomponio costituisce una testimonianza preziosa. E tuttavia l’opera da un lato ci ha trasmesso informazioni spesso enigmatiche, dall’altro ha cristallizzato la descrizione di alcune figure. Il pericolo che appare evidente rispetto alla lettura della successio auctorum è quello di utilizzare le parole di Pomponio (e le sue caratterizzazioni) come verità indiscutibili, senza prestare attenzione al lavoro di interpretazione realizzato dall’autore o al fatto che egli adopera quasi sicuramente (e quasi sempre) informazioni di seconda mano, pur traendole da autori di indiscussa attendibilità. L’individuazione delle letture di Pomponio, se è utile per comprendere la complessità dell’opera e il lavoro realizzato dal suo autore, non è sufficiente a spiegare alcune descrizioni che possiamo leggere nell’enchiridion. Un esempio utile ad illustrare il metodo adoperato da Pomponio si può individuare nella descrizione di Tiberio Coruncanio, al quale viene attribuito da Pomponio un compito di grande rilievo nel contesto della sua descrizione del ius civile (egli per primo avrebbe professato pubblicamente il ius). In realtà, se non avessimo il testo dell’enchiridion, se dovessimo basarci sulle testimonianze di storici e letterati che descrivono il profilo del pontefice, dovremmo attribuire al pontefice un ruolo differente e meno significativo rispetto a quello indicato da Pomponio. L’indagine condotta porta a pensare che, per Pomponio, l’attività di Tiberio Coruncanio vada inquadrata nel contesto della sapienza pontificale; insieme consente di comprendere la volontà del giurista di risalire più indietro possibile nell’individuare, proprio nel contesto della giurisprudenza pontificale, il primo pontefice massimo che, facendo venir meno la segretezza del ius, aveva creato i presupposti per la nascita e lo sviluppo del ius civile e della giurisprudenza. Non vi è, dunque, nei passi dell’enchiridion che ricordano il pontefice massimo – ma forse non vi è mai in quell’opera – la semplice ripresa e riproposizione di un’immagine o di informazioni recuperate da testimonianze precedenti e, in particolare, da Cicerone. Pomponio propone sempre una sua interpretazione, una rielaborazione più o meno complessa delle informazioni a lui note; non si appiattisce sulle descrizioni che trova nelle pagine dei suoi autori, ma va oltre e coglie o ricostruisce aspetti utili alla migliore stesura del suo racconto.

Pomponio costruttore di caratteri: l'esempio di Tiberio Coruncanio

Fara Nasti
2024-01-01

Abstract

Sono poche e difficilmente distinguibili le figure dei giuristi romani di età repubblicana. In questo contesto la successio auctorum dell’enchiridion di Pomponio costituisce una testimonianza preziosa. E tuttavia l’opera da un lato ci ha trasmesso informazioni spesso enigmatiche, dall’altro ha cristallizzato la descrizione di alcune figure. Il pericolo che appare evidente rispetto alla lettura della successio auctorum è quello di utilizzare le parole di Pomponio (e le sue caratterizzazioni) come verità indiscutibili, senza prestare attenzione al lavoro di interpretazione realizzato dall’autore o al fatto che egli adopera quasi sicuramente (e quasi sempre) informazioni di seconda mano, pur traendole da autori di indiscussa attendibilità. L’individuazione delle letture di Pomponio, se è utile per comprendere la complessità dell’opera e il lavoro realizzato dal suo autore, non è sufficiente a spiegare alcune descrizioni che possiamo leggere nell’enchiridion. Un esempio utile ad illustrare il metodo adoperato da Pomponio si può individuare nella descrizione di Tiberio Coruncanio, al quale viene attribuito da Pomponio un compito di grande rilievo nel contesto della sua descrizione del ius civile (egli per primo avrebbe professato pubblicamente il ius). In realtà, se non avessimo il testo dell’enchiridion, se dovessimo basarci sulle testimonianze di storici e letterati che descrivono il profilo del pontefice, dovremmo attribuire al pontefice un ruolo differente e meno significativo rispetto a quello indicato da Pomponio. L’indagine condotta porta a pensare che, per Pomponio, l’attività di Tiberio Coruncanio vada inquadrata nel contesto della sapienza pontificale; insieme consente di comprendere la volontà del giurista di risalire più indietro possibile nell’individuare, proprio nel contesto della giurisprudenza pontificale, il primo pontefice massimo che, facendo venir meno la segretezza del ius, aveva creato i presupposti per la nascita e lo sviluppo del ius civile e della giurisprudenza. Non vi è, dunque, nei passi dell’enchiridion che ricordano il pontefice massimo – ma forse non vi è mai in quell’opera – la semplice ripresa e riproposizione di un’immagine o di informazioni recuperate da testimonianze precedenti e, in particolare, da Cicerone. Pomponio propone sempre una sua interpretazione, una rielaborazione più o meno complessa delle informazioni a lui note; non si appiattisce sulle descrizioni che trova nelle pagine dei suoi autori, ma va oltre e coglie o ricostruisce aspetti utili alla migliore stesura del suo racconto.
2024
979-12-211-0849-1
Sesto Pomponio, Tiberio Coruncanio, giurisprudenza repubblicana
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/377299
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