Il capitolo propone una riflessione critica sulla legge 91/1992 che regolamenta l'ammissione alla cittadinanza italiana, con una particolare attenzione alle sue conseguenze nella costruzione biografica dei figli e delle figlie delle migrazioni contemporanee nel nostro paese. Non essendo contemplato lo ius soli, i giovani e le giovani di cosiddetta "seconda generazione" non sono riconosciuti cittadini italiani alla nascita e non lo sono normalmente fino alla maggiore età, quando possono fare richiesta della cittadinanza. Dopo una disanima critica sia della legge sia della denominazione di "seconda generazione", il focus dell'analisi spazia dall'esperienza di essere "nativo" di un paese ma di non averne la cittadinanza formale, ai diversi modi in cui i figli e le figlie delle migrazioni possono costruire la loro identità, mediando fra la pluralità che informa le loro biografie e l'esclusione opposta dal paese di nascita, fino alle diverse pratiche quotidiane con cui esprimono la loro resilienza alla negazione del riconoscimento formale della cittadinanza. Per l'elaborazione dei tipi di costruzione identitaria e delle forme di pratica quotidiana sono state privilegiate le narrative letterarie delle "seconde generazioni", la cui cifra è evidentemente quella di un impegno civico a farsi voce per la generazione di appartenenza.
"Esili radici crescono e affondano nel terreno". Figli delle migrazioni, narrative letterarie e pratiche di cittadinanza
Sonia Floriani
Validation
2021-01-01
Abstract
Il capitolo propone una riflessione critica sulla legge 91/1992 che regolamenta l'ammissione alla cittadinanza italiana, con una particolare attenzione alle sue conseguenze nella costruzione biografica dei figli e delle figlie delle migrazioni contemporanee nel nostro paese. Non essendo contemplato lo ius soli, i giovani e le giovani di cosiddetta "seconda generazione" non sono riconosciuti cittadini italiani alla nascita e non lo sono normalmente fino alla maggiore età, quando possono fare richiesta della cittadinanza. Dopo una disanima critica sia della legge sia della denominazione di "seconda generazione", il focus dell'analisi spazia dall'esperienza di essere "nativo" di un paese ma di non averne la cittadinanza formale, ai diversi modi in cui i figli e le figlie delle migrazioni possono costruire la loro identità, mediando fra la pluralità che informa le loro biografie e l'esclusione opposta dal paese di nascita, fino alle diverse pratiche quotidiane con cui esprimono la loro resilienza alla negazione del riconoscimento formale della cittadinanza. Per l'elaborazione dei tipi di costruzione identitaria e delle forme di pratica quotidiana sono state privilegiate le narrative letterarie delle "seconde generazioni", la cui cifra è evidentemente quella di un impegno civico a farsi voce per la generazione di appartenenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.