Il contributo, attraverso l’esame delle accezioni terminologiche, indaga il valore materiale e sacrale dei boschi nella cultura greco-romana. Le fonti tardoantiche hanno cristallizzato un sistema culturale elaborato per secoli, facendo riferimento a definizioni diverse di “bosco”. Nel lessico si riflettono usi svariati degli ecosistemi forestali, con implicazioni sia di senso socio-economico, che sacrale. I boschi rappresentavano la prima fonte di approvvigionamento energetico dell’antichità, il cui valore e importanza erano ben noti a quelle culture e società. Lontano dal considerare il luogo comune di un diboscamento indiscriminato e sconsiderato, di cui le società pre-industriali sarebbero state responsabili, questo studio vuole evidenziare, al contrario, gli aspetti concettuali e culturali legati non solo allo sfruttamento, ma anche alle forme di tutela e protezione adoperate nelle aree boschive, il cui legante era costituito dal culto religioso. Se economia e religione spesso risultano appaiate, nell’uso pratico delle risorse, tuttavia, emerge una netta dicotomia tra sacro e profano. La sacralità, il vincolo territoriale boschivo alla divinità, era a garanzia di un interesse “pubblico” superiore, contrapposto e giustapposto al libero accesso di fruizione e sfruttamento “privato”, basato sulle prerogative dei gruppi sociali delle comunità e in relazione ai diversi livelli delle loro capacità economiche.
“Hyle–silva–materia: religione ed economia nelle definizioni e usi del bosco tra antico e tardoantico”
Orietta Dora Cordovana
2024-01-01
Abstract
Il contributo, attraverso l’esame delle accezioni terminologiche, indaga il valore materiale e sacrale dei boschi nella cultura greco-romana. Le fonti tardoantiche hanno cristallizzato un sistema culturale elaborato per secoli, facendo riferimento a definizioni diverse di “bosco”. Nel lessico si riflettono usi svariati degli ecosistemi forestali, con implicazioni sia di senso socio-economico, che sacrale. I boschi rappresentavano la prima fonte di approvvigionamento energetico dell’antichità, il cui valore e importanza erano ben noti a quelle culture e società. Lontano dal considerare il luogo comune di un diboscamento indiscriminato e sconsiderato, di cui le società pre-industriali sarebbero state responsabili, questo studio vuole evidenziare, al contrario, gli aspetti concettuali e culturali legati non solo allo sfruttamento, ma anche alle forme di tutela e protezione adoperate nelle aree boschive, il cui legante era costituito dal culto religioso. Se economia e religione spesso risultano appaiate, nell’uso pratico delle risorse, tuttavia, emerge una netta dicotomia tra sacro e profano. La sacralità, il vincolo territoriale boschivo alla divinità, era a garanzia di un interesse “pubblico” superiore, contrapposto e giustapposto al libero accesso di fruizione e sfruttamento “privato”, basato sulle prerogative dei gruppi sociali delle comunità e in relazione ai diversi livelli delle loro capacità economiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.