Danese Cataneo (1508-1572), scultore, architetto e medaglista carrarese del secondo Cinquecento, fu anche poeta eclettico e pregevole, apprezzato da Torquato Tasso, con il quale ebbe un significativo rapporto intellettuale, da Pietro Aretino, usuale corrispondente epistolare, e da Trifon Gabriele, di cui fu discepolo. Autore del poema L’Amor di Marfisa, pubblicato in tredici canti a Venezia nel 1562 presso Francesco de’ Franceschi (l’editore che nello stesso anno stampò anche il Rinaldo del giovanissimo Tasso), Cataneo vanta una produzione letteraria eterogenea, trasmessa da tre manoscritti (Chig., I.VI.238 Chig., L.V.139 e Chig., I.VI.239), oggi conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Il libro di Angelo Chiarelli appronta un’analisi circostanziata della produzione epico-eroica dell’autore. Dopo aver analizzato le prime (e poco note) prove poetiche del carrarese (i poemi La Teseide e Il peregrinaggio di Rinaldo), sfortunatamente pervenute allo stato frammentario, il volume si sofferma sulla Marfisa, l’opera a cui Cataneo lavorò per tutta la vita, fulgido esempio di poema eroico improntato alla verosimiglianza storica. Chiarelli esamina il rapporto che istituiscono nel poema la materia bellica e la sfera degli affetti, l’impiego del meraviglioso cristiano, che prelude, mantenendo le dovute proporzioni, alla soluzione messa in atto nella Gerusalemme liberata di Tasso. Si passa, quindi, a un’analisi delle nuove modalità di rappresentazione della guerra che acquisisce, sotto la spinta della ‘rivoluzione militare’, una dimensione corale. Negli ultimi anni di vita Cataneo si dedicò alla Vittoria navale – del quale sono pervenute solo pochissime ottave –, poema che celebra la vittoria di Lepanto (7 ottobre 1571), un tema a cui si dedicarono molti altri poeti contemporanei.
La penna dello scultore. La produzione epico-eroica di Danese Cataneo
Chiarelli, Angelo
2024-01-01
Abstract
Danese Cataneo (1508-1572), scultore, architetto e medaglista carrarese del secondo Cinquecento, fu anche poeta eclettico e pregevole, apprezzato da Torquato Tasso, con il quale ebbe un significativo rapporto intellettuale, da Pietro Aretino, usuale corrispondente epistolare, e da Trifon Gabriele, di cui fu discepolo. Autore del poema L’Amor di Marfisa, pubblicato in tredici canti a Venezia nel 1562 presso Francesco de’ Franceschi (l’editore che nello stesso anno stampò anche il Rinaldo del giovanissimo Tasso), Cataneo vanta una produzione letteraria eterogenea, trasmessa da tre manoscritti (Chig., I.VI.238 Chig., L.V.139 e Chig., I.VI.239), oggi conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Il libro di Angelo Chiarelli appronta un’analisi circostanziata della produzione epico-eroica dell’autore. Dopo aver analizzato le prime (e poco note) prove poetiche del carrarese (i poemi La Teseide e Il peregrinaggio di Rinaldo), sfortunatamente pervenute allo stato frammentario, il volume si sofferma sulla Marfisa, l’opera a cui Cataneo lavorò per tutta la vita, fulgido esempio di poema eroico improntato alla verosimiglianza storica. Chiarelli esamina il rapporto che istituiscono nel poema la materia bellica e la sfera degli affetti, l’impiego del meraviglioso cristiano, che prelude, mantenendo le dovute proporzioni, alla soluzione messa in atto nella Gerusalemme liberata di Tasso. Si passa, quindi, a un’analisi delle nuove modalità di rappresentazione della guerra che acquisisce, sotto la spinta della ‘rivoluzione militare’, una dimensione corale. Negli ultimi anni di vita Cataneo si dedicò alla Vittoria navale – del quale sono pervenute solo pochissime ottave –, poema che celebra la vittoria di Lepanto (7 ottobre 1571), un tema a cui si dedicarono molti altri poeti contemporanei.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.