L’autocontrollo e il saper governare sé stessi, anche per quanto riguarda gli assalti della passione amorosa, sono virtù ampiamente sottolineate nel Decameron, sulla scorta del paradigma etico aristotelico-tomistico: non solo il racconto della storia della lieta brigata esalta il comportamento dei giovani improntato a onestà e castità ma anche le tante novelle a tema amoroso evidenziano – sia con esempi negativi di passioni non controllate dalla ragione sia con esempi positivi di temperanza e misura – gli effetti dannosi della lussuria e al contempo il valore di chi invece sa vincere le proprie pulsioni. Il saggio analizza questo aspetto concentrandosi in un primo momento sulla novella VI della X giornata che ha per protagonista Carlo I d’Angiò, re di Napoli, assalito dall’ardente desiderio, infine represso, di possedere la giovane e bella figlia di Neri degli Uberti. La novella decameroniana, soprattutto attraverso il discorso di Guido di Montfort al suo signore, prende in considerazione la continenza e il controllo di sé stessi come virtù specifica della regalità. In un secondo momento si analizzano testi della tradizione novellistica tra Quattro e Cinquecento, che riscrivono e rielaborano il motivo decameroniano: la novella XXXII delle Porretane di Sabadino degli Arienti (il cui protagonista è Ladislao, re di Spagna), la novella XXXVII della I parte delle Novelle di Bandello (il cui protagonista è Edoardo III, re d’Inghilterra) e l’ultima (la XIV) delle novelle di Lando, comprese nei suoi Varii componimenti, il cui protagonista non è un re ma il nobile catalano Don Artado.
13. «Sé medesimo vincere». La virtù regale della continenza dalla novella di re Carlo (Dec. X 6) alle riscritture quattro-cinquecentesche
Maria Cristina Figorilli
2025-01-01
Abstract
L’autocontrollo e il saper governare sé stessi, anche per quanto riguarda gli assalti della passione amorosa, sono virtù ampiamente sottolineate nel Decameron, sulla scorta del paradigma etico aristotelico-tomistico: non solo il racconto della storia della lieta brigata esalta il comportamento dei giovani improntato a onestà e castità ma anche le tante novelle a tema amoroso evidenziano – sia con esempi negativi di passioni non controllate dalla ragione sia con esempi positivi di temperanza e misura – gli effetti dannosi della lussuria e al contempo il valore di chi invece sa vincere le proprie pulsioni. Il saggio analizza questo aspetto concentrandosi in un primo momento sulla novella VI della X giornata che ha per protagonista Carlo I d’Angiò, re di Napoli, assalito dall’ardente desiderio, infine represso, di possedere la giovane e bella figlia di Neri degli Uberti. La novella decameroniana, soprattutto attraverso il discorso di Guido di Montfort al suo signore, prende in considerazione la continenza e il controllo di sé stessi come virtù specifica della regalità. In un secondo momento si analizzano testi della tradizione novellistica tra Quattro e Cinquecento, che riscrivono e rielaborano il motivo decameroniano: la novella XXXII delle Porretane di Sabadino degli Arienti (il cui protagonista è Ladislao, re di Spagna), la novella XXXVII della I parte delle Novelle di Bandello (il cui protagonista è Edoardo III, re d’Inghilterra) e l’ultima (la XIV) delle novelle di Lando, comprese nei suoi Varii componimenti, il cui protagonista non è un re ma il nobile catalano Don Artado.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


