In una società caratterizzata dalla longevità, dal calo delle nascite e da una revisione radicale dei corsi e delle traiettorie di vita, cambia anche la visione della famiglia, che sempre più si presenta come sistema fondato sulla compresenza (ma non convivenza) di diverse generazioni. Dopo anni di politiche, ricerche e interventi centrati sulla famiglia nucleare, in particolare sulla genitorialità, oggi si impone una considerazione più complessa della composizione delle famiglie e dei bisogni di cura e di apprendimento che caratterizzano la vita familiare. Il ruolo dei nonni (e talvolta dei bisnonni) sia come risorsa, sia come soggetti fragili e bisognosi di cure, è un tema emergente nella pedagogia della famiglia, chiamata a occuparsi delle dinamiche relazionali, di cura e di adattamento ai cambiamenti in atto, in chiave almeno trigenerazionale. In un’ottica di apprendimento permanente e di giustizia sociale, la pedagogia della famiglia può portare un contributo importante in diverse direzioni, ad esempio nello studio della trasmissione intergenerazionale di saperi, valori, memorie, miti, copioni e identità – individuali, di coppia e familiari –, della continuità e discontinuità rispetto alle origini culturali (si pensi alle famiglie con nonni migranti, genitori di seconda generazione e figli di terza), dei cambiamenti nei modelli educativi, nel rapporto con le nuove tecnologie, nella costruzione di una relazione con il mondo umano e non umano. Le differenze tra le generazioni costituiscono un patrimonio da valorizzare, trasmettere e trasformare insieme. Il lavoro educativo nei servizi sociali, sanitari, culturali viene sollecitato a prendersi cura dei significati, dei legami, delle nuove vulnerabilità, ma anche delle grandi potenzialità insite nel cambiamento demografico, reinterpretando l’intervento socio-educativo come azione rivolta a tutto il sistema familiare, nonni compresi. Intergenerazionalità significa interrogarsi sulle relazioni tra persone di generazioni diverse, sugli aspetti potenzialmente conflittuali, su come si costruiscono nuovi confini e narrazioni, sulla reciprocità della cura tra i diversi membri della famiglia e sulla distribuzione ineguale dei carichi di cura. Si tratta di una sfida inedita: la transizione demografica cambia e trasformerà gli equilibri presenti e futuri, i nuovi poveri sembrano essere i giovani, e anche la definizione della vita adulta si fa sempre più sfumata. Quali teorie, pratiche, servizi, attenzioni per una società/famiglia in transizione demografica? Quali nuove domande di ricerca?

Intergenerazionalità

Francesco Bossio
Membro del Collaboration Group
;
2025-01-01

Abstract

In una società caratterizzata dalla longevità, dal calo delle nascite e da una revisione radicale dei corsi e delle traiettorie di vita, cambia anche la visione della famiglia, che sempre più si presenta come sistema fondato sulla compresenza (ma non convivenza) di diverse generazioni. Dopo anni di politiche, ricerche e interventi centrati sulla famiglia nucleare, in particolare sulla genitorialità, oggi si impone una considerazione più complessa della composizione delle famiglie e dei bisogni di cura e di apprendimento che caratterizzano la vita familiare. Il ruolo dei nonni (e talvolta dei bisnonni) sia come risorsa, sia come soggetti fragili e bisognosi di cure, è un tema emergente nella pedagogia della famiglia, chiamata a occuparsi delle dinamiche relazionali, di cura e di adattamento ai cambiamenti in atto, in chiave almeno trigenerazionale. In un’ottica di apprendimento permanente e di giustizia sociale, la pedagogia della famiglia può portare un contributo importante in diverse direzioni, ad esempio nello studio della trasmissione intergenerazionale di saperi, valori, memorie, miti, copioni e identità – individuali, di coppia e familiari –, della continuità e discontinuità rispetto alle origini culturali (si pensi alle famiglie con nonni migranti, genitori di seconda generazione e figli di terza), dei cambiamenti nei modelli educativi, nel rapporto con le nuove tecnologie, nella costruzione di una relazione con il mondo umano e non umano. Le differenze tra le generazioni costituiscono un patrimonio da valorizzare, trasmettere e trasformare insieme. Il lavoro educativo nei servizi sociali, sanitari, culturali viene sollecitato a prendersi cura dei significati, dei legami, delle nuove vulnerabilità, ma anche delle grandi potenzialità insite nel cambiamento demografico, reinterpretando l’intervento socio-educativo come azione rivolta a tutto il sistema familiare, nonni compresi. Intergenerazionalità significa interrogarsi sulle relazioni tra persone di generazioni diverse, sugli aspetti potenzialmente conflittuali, su come si costruiscono nuovi confini e narrazioni, sulla reciprocità della cura tra i diversi membri della famiglia e sulla distribuzione ineguale dei carichi di cura. Si tratta di una sfida inedita: la transizione demografica cambia e trasformerà gli equilibri presenti e futuri, i nuovi poveri sembrano essere i giovani, e anche la definizione della vita adulta si fa sempre più sfumata. Quali teorie, pratiche, servizi, attenzioni per una società/famiglia in transizione demografica? Quali nuove domande di ricerca?
2025
9791255683117
Intergenerationality. Person. Education. Care. Family.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/387817
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