“Un ‘abisso di libertà nell’anima’. I seminari di Leo Strauss su Così parlo Zarathustra”

The contribution examines several themes that emerge from the seminars Leo Strauss devoted to Thus Spoke Zarathustra, highlighting the theoretical significance and interpretive originality of Strauss’s approach within the twentieth-century reception of Nietzsche. Strauss’s reading of Nietzsche is guided by a rigorous anti-dogmatism and by an ethico-epistemological demand for interpretive honesty. Strauss reads Zarathustra as a decisive text for understanding the crisis of modernity inaugurated by the “death of God” and its anthropological, political, and existential consequences. At the center of Strauss’s analysis lies the alternative between the last man and the overman, understood as limit-figures of human malleability: on the one hand, technocratic conformism and the reduction of the human being to self-preservation; on the other, the liberation of the creative forces of the Self. Strauss identifies the Self, defined as an “abyss of freedom in the soul,” as the creative and unpredictable core of the human being, opposing it to the conventional and normalized I. Creativity thus becomes the ultimate criterion of value and a possible countermovement against the nihilism of the last man, opening up a reinterpretation of natural right and history in the light of Nietzsche’s thought.

Il contributo analizza alcuni temi che emergono dai seminari che Leo Strauss dedicò a Così parlò Zarathustra evidenziando il valore teorico e l’originalità interpretativa di Strauss all’interno della ricezione novecentesca di Nietzsche. La lettura straussiana di Nietzsche è guidata da un rigoroso antidogmatismo e da un’esigenza etico-epistemologica di onestà interpretativa. Strauss legge lo Zarathustra come un testo decisivo per comprendere la crisi della modernità inaugurata dalla “morte di Dio” e le sue conseguenze antropologiche, politiche ed esistenziali. Al centro dell’analisi straussiana si colloca l’alternativa tra ultimo uomo e superuomo, intesi come figure-limite della plasmabilità umana: da un lato il conformismo tecnocratico e la riduzione dell’umano all’autoconservazione, dall’altro la liberazione delle forze creative del Sé. Strauss individua nel Sé – definito “abisso di libertà nell’anima” – il nucleo creativo e imprevedibile dell’umano, opponendolo all’Io convenzionale e normalizzato. La creatività diventa così il criterio ultimo di valore e il possibile contromovimento rispetto al nichilismo dell’ultimo uomo, aprendo a una reinterpretazione del diritto naturale e della storia alla luce del pensiero di Nietzsche.