Considerata traditrice del fratello, rovina del marito e della Francia , superficiale e avida, ignorante e amante del lusso, Carolina Murat subirà, ancora in vita, l’onta di rivelazioni clamorose propagate dai numerosi memoriali che, negli anni successivi alla caduta di Napoleone, si moltiplicarono in una spirale di indiscrezioni calunniose, di ricordi contraffatti, di maldicenze non provate, a cui contrappose soltanto un decoroso silenzio. Un rancore resistente agli anni e agli eventi che, ancora nel 1836 – come racconta Stendhal in una lettera – le arrecherà l’umiliante affronto di numerosi dinieghi nella ricerca di un appartamento da affittare a Parigi per l’inverno. Le ragioni di un astio così profondo appaiono difficili da dipanare; ci si perde in maliziosi pettegolezzi – dovuti soprattutto ai mémoires di Ortensia de Beauharnais e della duchessa d’Abrantès, acerrime nemiche di Carolina e fonti non si sa per quale motivo considerate attendibili – riportati infinite volte in feuilletons storici di dubbia fondatezza e amplificati in giudizi senza attenuanti. L’analisi della sua collezione privata – e, in particolare, delle sue preferenze pittoriche – apporta, però, una visuale che illumina un aspetto intimo che coniuga la proiezione di sé socialmente tramandabile e il gusto individuale, rivelatore inconsapevole di una prospettiva inedita che esplicita l’essenza più recondita e allusiva. Criticata per la sua scarsa cultura, in realtà Carolina si mostra incline ad una particolare disposizione verso le arti che si esprimerà sin dall’inizio con delle note di assoluta indipendenza di giudizio, e con delle preferenze che andranno via via sviluppandosi in committenze indicative di un percorso di maturazione che, se non proprio uniforme, può essere riconducibile a tendenze ricorrenti e affini, in una sorta di trama preferenziale sempre meglio delineata e definita. La personalità che ne emerge è in aperta contraddizione con quella tramandata dagli storici, e l’immagine di Carolina si frantuma in un mosaico scomposto, fatto di tasselli incompatibili e dissonanti, per riaffiorare poi in una dimensione sicuramente sfaccettata e contrastante, ma finalmente scevra da ovvietà ripetute e da sentenze scontate.
La collezione di Carolina Murat: un percorso critico tra suggestioni pittoriche e fonti storiche
SCOGNAMIGLIO, Ornella
2005-01-01
Abstract
Considerata traditrice del fratello, rovina del marito e della Francia , superficiale e avida, ignorante e amante del lusso, Carolina Murat subirà, ancora in vita, l’onta di rivelazioni clamorose propagate dai numerosi memoriali che, negli anni successivi alla caduta di Napoleone, si moltiplicarono in una spirale di indiscrezioni calunniose, di ricordi contraffatti, di maldicenze non provate, a cui contrappose soltanto un decoroso silenzio. Un rancore resistente agli anni e agli eventi che, ancora nel 1836 – come racconta Stendhal in una lettera – le arrecherà l’umiliante affronto di numerosi dinieghi nella ricerca di un appartamento da affittare a Parigi per l’inverno. Le ragioni di un astio così profondo appaiono difficili da dipanare; ci si perde in maliziosi pettegolezzi – dovuti soprattutto ai mémoires di Ortensia de Beauharnais e della duchessa d’Abrantès, acerrime nemiche di Carolina e fonti non si sa per quale motivo considerate attendibili – riportati infinite volte in feuilletons storici di dubbia fondatezza e amplificati in giudizi senza attenuanti. L’analisi della sua collezione privata – e, in particolare, delle sue preferenze pittoriche – apporta, però, una visuale che illumina un aspetto intimo che coniuga la proiezione di sé socialmente tramandabile e il gusto individuale, rivelatore inconsapevole di una prospettiva inedita che esplicita l’essenza più recondita e allusiva. Criticata per la sua scarsa cultura, in realtà Carolina si mostra incline ad una particolare disposizione verso le arti che si esprimerà sin dall’inizio con delle note di assoluta indipendenza di giudizio, e con delle preferenze che andranno via via sviluppandosi in committenze indicative di un percorso di maturazione che, se non proprio uniforme, può essere riconducibile a tendenze ricorrenti e affini, in una sorta di trama preferenziale sempre meglio delineata e definita. La personalità che ne emerge è in aperta contraddizione con quella tramandata dagli storici, e l’immagine di Carolina si frantuma in un mosaico scomposto, fatto di tasselli incompatibili e dissonanti, per riaffiorare poi in una dimensione sicuramente sfaccettata e contrastante, ma finalmente scevra da ovvietà ripetute e da sentenze scontate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.