Nel contributo, prendendo le mosse dalla riflessioni di Gregory Bateson sull’argomento, in un primo tempo, l’autore individua il momento fondamentale della comunicazione umoristica in un capovolgimento tra figura e sfondo a livello informazionale. Sulla base del modello teorico esaminato, l’autore mette in luce il fatto che l’umorismo si configura come una sorta di movimento cognitivo di disorientamento e di successivo riorientamento epistemologico. Di qui, in un secondo passaggio, l’autore, riconosciuto che il tratto patologico di chi è privo di senso dell’umorismo consiste in una sorta di deficit della visione, mette in evidenza come una analoga ‘patologia del vedere’ riguardi anche la pratica filosofica e l’esperienza religiosa. Nel caso dell’umorismo come anche nel caso della filosofia e della esperienza religiosa, si riscontra una condizione patologica laddove manca la capacità di cogliere l’essenza paradossale di ogni cambiamento d’aspetto. Dopo aver gettato tali premesse teoriche, e facendo leva sulla definizione kierkegaardiana di umorismo come confine tra ambito etico e fede religiosa, l’autore mette in luce le modalità attraverso cui tale umorismo che potrebbe essere definito etico si esprime nel Tractatus di Wittgenstein. L’autore mostra inoltre come nel testo sia all’opera un meccanismo umoristico analogo a quello descritto da Bateson, meccanismo finalizzato a disorientare e riorientare epistemologicamente il lettore allo scopo di produrre in esso ciò che Wittgenstein chiama il “vedere rettamente”, che, l’autore conclude, si risolve in un vedere umoristicamente, consistente nell’essere capaci di ‘vedere altrimenti’ in senso molto ampio. In questa cornice interpretativa, l’autore ipotizza che alcune delle proposizioni finali del Tractatus svolgano la funzione di veri e propri motti di spirito.

Il pozzo e la scala. L’umorismo etico di Wittgenstein

LUPO, Luca
2007-01-01

Abstract

Nel contributo, prendendo le mosse dalla riflessioni di Gregory Bateson sull’argomento, in un primo tempo, l’autore individua il momento fondamentale della comunicazione umoristica in un capovolgimento tra figura e sfondo a livello informazionale. Sulla base del modello teorico esaminato, l’autore mette in luce il fatto che l’umorismo si configura come una sorta di movimento cognitivo di disorientamento e di successivo riorientamento epistemologico. Di qui, in un secondo passaggio, l’autore, riconosciuto che il tratto patologico di chi è privo di senso dell’umorismo consiste in una sorta di deficit della visione, mette in evidenza come una analoga ‘patologia del vedere’ riguardi anche la pratica filosofica e l’esperienza religiosa. Nel caso dell’umorismo come anche nel caso della filosofia e della esperienza religiosa, si riscontra una condizione patologica laddove manca la capacità di cogliere l’essenza paradossale di ogni cambiamento d’aspetto. Dopo aver gettato tali premesse teoriche, e facendo leva sulla definizione kierkegaardiana di umorismo come confine tra ambito etico e fede religiosa, l’autore mette in luce le modalità attraverso cui tale umorismo che potrebbe essere definito etico si esprime nel Tractatus di Wittgenstein. L’autore mostra inoltre come nel testo sia all’opera un meccanismo umoristico analogo a quello descritto da Bateson, meccanismo finalizzato a disorientare e riorientare epistemologicamente il lettore allo scopo di produrre in esso ciò che Wittgenstein chiama il “vedere rettamente”, che, l’autore conclude, si risolve in un vedere umoristicamente, consistente nell’essere capaci di ‘vedere altrimenti’ in senso molto ampio. In questa cornice interpretativa, l’autore ipotizza che alcune delle proposizioni finali del Tractatus svolgano la funzione di veri e propri motti di spirito.
2007
etica, umorismo, forma di vita, figura, sfondo, Wittgenstein, Bateson, Witz
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/126268
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