Credere dietro le sbarre: libertà religiosa ed eguaglianza in carcere

La disciplina giuridica dell’assistenza spirituale in carcere ha resistito senza particolari difficoltà al passare del tempo e ai cambiamenti di regime che hanno scandito la storia dello Stato nazionale, riuscendo a raccordarsi con i principi costituzionali che pure sembravano inficiarne la legittimità. I mutamenti della popolazione carceraria, sempre più composta da immigrati non cattolici, fanno però emergere nuovi problemi e chiedono una verifica della normativa vigente. Se l’ordinamento ha saputo garantire la libertà religiosa dei detenuti islamici adeguando le proprie disposizioni o applicandole virtuosamente, altre questioni rimangono inevase (purezza dei luoghi per preghiera individuale, guida della preghiera collettiva, ingresso degli imam) e altri valori costituzionali (prima fra tutti, l’eguale libertà delle confessioni religiose) appaiono gravemente lesi dal permanere di regole pensate e predisposte in altri momenti storici.