Definire che cos’è il disegno o le arti visive, oppure trovare una definizione universale, e pertanto condivisa dell’arte è un’impresa difficile se non impossibile. Tutti però comprendono che un oggetto per essere estetico, cioè godibile agli occhi, alla mente, al cuore deve possedere alcuni requisiti fondamentali. Innanzi tutto deve essere il prodotto dell’immaginazione, della fantasia, della creatività. Non c’è disegno, pittura, scultura, o rappresentazione in generale, che sia lo specchio fedele degli oggetti che sono sotto i nostri occhi. Eppure, talvolta, la rappresentazione artistica e non, sembra voglia riproporceli, farci riflettere su di essi, darci un modo nuovo di vederli in profondità. Sembra quasi un processo simile alla scienza, ma non è la scienza. A suo modo l’arte, e più in generale ogni forma di rappresentazione, coglie delle cose due aspetti estremamente significativi: l’apparenza (un fiore, un palazzo, un volto) e la sostanza (il significato della cosa). L’arte, tuttavia, come gesto ingenuo e spontaneo è cosa rara. Nel Paleolitico l’uomo esisteva, non esisteva invece l’arte con il significato che oggi l’uomo le dà. Successivamente, in un tempo relativamente più vicino a noi (cinquanta o quarantamila anni fa), l’uomo con mano sicura e felice immaginazione ha creato prodotti artistici con naturale sensibilità al dato ambientale. Contemporaneamente alla creazione di prodotti artistici produceva e migliorava (lavorazione della pietra grezza in pietra levigata) i suoi metodi di sopravvivenza. L’uomo primitivo che combatte per la propria sopravvivenza non è consapevole delle profonde ragioni ideali che muovono al gesto creativo, all’invenzione, alla fantasia. Spontaneamente produce segni e simboli che l’istinto gli suggerisce, avverte il bisogno insopprimibile dell’animo umano: inventare, immaginare, creare. Questo rapporto istintivo, innato, involontario e naturale tra creatività per la sopravvivenza e sensibilità artistica si è evoluto ed è giunto fino a noi subendo una completa metamorfosi. Per l’uomo del XXI secolo è incomprensibile associare la creatività artistica a quella per la sopravvivenza. Oggi la pittura, l’architettura, la scultura, il disegno, ogni modalità di arte visiva, ci appaiono come il prodotto nobile e raffinato della nostra civiltà e come il più esaltante prodotto dell’intelligenza e della spiritualità. Si nega, in definitiva, la capacità naturale dell’uomo ad esprimersi artisticamente indipendentemente dal suo grado di conoscenze. Questo paradigma è così tanto condiviso e predominante da influenzare la struttura curricolare e i programmi della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. La creatività artistica è subordinata all’acquisizione di saperi e conoscenze ritenute propedeutiche per la costruzione di un curricolo per lo sviluppo della creatività, che in genere viene definito di educazione artistica e che, di fatto, risulta declassato gerarchicamente rispetto all’acquisizione di altre competenze. Si nega, in definitiva, all’uomo del XXI secolo quella capacità creativa che invece ha caratterizzato l’uomo primitivo.
Il disegno e le arti visive nella suola dell'infanzia e nella suola primaria
ARGENTINO, Antonio
2011-01-01
Abstract
Definire che cos’è il disegno o le arti visive, oppure trovare una definizione universale, e pertanto condivisa dell’arte è un’impresa difficile se non impossibile. Tutti però comprendono che un oggetto per essere estetico, cioè godibile agli occhi, alla mente, al cuore deve possedere alcuni requisiti fondamentali. Innanzi tutto deve essere il prodotto dell’immaginazione, della fantasia, della creatività. Non c’è disegno, pittura, scultura, o rappresentazione in generale, che sia lo specchio fedele degli oggetti che sono sotto i nostri occhi. Eppure, talvolta, la rappresentazione artistica e non, sembra voglia riproporceli, farci riflettere su di essi, darci un modo nuovo di vederli in profondità. Sembra quasi un processo simile alla scienza, ma non è la scienza. A suo modo l’arte, e più in generale ogni forma di rappresentazione, coglie delle cose due aspetti estremamente significativi: l’apparenza (un fiore, un palazzo, un volto) e la sostanza (il significato della cosa). L’arte, tuttavia, come gesto ingenuo e spontaneo è cosa rara. Nel Paleolitico l’uomo esisteva, non esisteva invece l’arte con il significato che oggi l’uomo le dà. Successivamente, in un tempo relativamente più vicino a noi (cinquanta o quarantamila anni fa), l’uomo con mano sicura e felice immaginazione ha creato prodotti artistici con naturale sensibilità al dato ambientale. Contemporaneamente alla creazione di prodotti artistici produceva e migliorava (lavorazione della pietra grezza in pietra levigata) i suoi metodi di sopravvivenza. L’uomo primitivo che combatte per la propria sopravvivenza non è consapevole delle profonde ragioni ideali che muovono al gesto creativo, all’invenzione, alla fantasia. Spontaneamente produce segni e simboli che l’istinto gli suggerisce, avverte il bisogno insopprimibile dell’animo umano: inventare, immaginare, creare. Questo rapporto istintivo, innato, involontario e naturale tra creatività per la sopravvivenza e sensibilità artistica si è evoluto ed è giunto fino a noi subendo una completa metamorfosi. Per l’uomo del XXI secolo è incomprensibile associare la creatività artistica a quella per la sopravvivenza. Oggi la pittura, l’architettura, la scultura, il disegno, ogni modalità di arte visiva, ci appaiono come il prodotto nobile e raffinato della nostra civiltà e come il più esaltante prodotto dell’intelligenza e della spiritualità. Si nega, in definitiva, la capacità naturale dell’uomo ad esprimersi artisticamente indipendentemente dal suo grado di conoscenze. Questo paradigma è così tanto condiviso e predominante da influenzare la struttura curricolare e i programmi della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. La creatività artistica è subordinata all’acquisizione di saperi e conoscenze ritenute propedeutiche per la costruzione di un curricolo per lo sviluppo della creatività, che in genere viene definito di educazione artistica e che, di fatto, risulta declassato gerarchicamente rispetto all’acquisizione di altre competenze. Si nega, in definitiva, all’uomo del XXI secolo quella capacità creativa che invece ha caratterizzato l’uomo primitivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.