Over the past two decades, the continuous influx of refugees in Calabria has promoted in the smaller and abandoned villages of the Region innovative hosing policies conceived as part of broader strategy, pursuing the repopulation of the territory and its redevelopment. This paper focuses on the mechanisms that led to this political changes and new patterns of settlement, assessing their strengths, but also discussing the securitarian processes that continue excluding and segregating refugees settled in Calabria.

In contesti di frontiera come la Calabria, l’arrivo di un numero crescente di richiedenti asilo e rifugiati ha concorso ad animare nuove strategie di welfare e innovative modalità di accoglienza abitativa, che oggi imprimono dinamismo ed effetti di indubbia trasformazione ai territori interessati da questi arrivi. Dalla fine degli anni ’90, è stato in principio il comune di Riace, seguito poi da numerosi altri enti locali, che è riuscito ad incrinare l’immagine stereotipata del rifugiato come “impostore”, articolando un discorso che invece li riconosce come una risorsa in grado di partecipare al rilancio socio-economico delle comunità di accoglienza. Attraverso questo processo, un numero sempre più consistente di rifugiati ha preso parte a percorsi che si caratterizzano in quanto finalizzati a promuoverne l’inserimento duraturo sul territorio, e che parallelamente si propongono di rilanciare più vasti processi di ripopolamento, riqualificazione urbana e innovazione sociale.Queste iniziative locali rappresentano un’assoluta novità nella storia delle politiche d’asilo varate in Italia e nel contesto dell’Unione europea. I principi di reciprocità, equa dislocazione e sostenibilità sociale che ne stanno alla base, sfidano l’approccio rigorosamente emergenziale su cui si fonda la regolazione europea delle migrazioni forzate e dei centri collettivi di identificazione e accoglienza. Anche per questo, il c.d. “modello Riace” ha ottenuto nel corso degli anni forte esposizione mediatica e trovato piena istituzionalizzazione in una legge dedicata all’accoglienza dei rifugiati (L. 18/2009), che la regione Calabria ha appositamente introdotto per promuovere l’integrazione delle politiche d’asilo con altri programmi rivolti allo sperimentazione di nuove forme di abitare interculturale, dando priorità alle iniziative provenienti dalle aree più interne affette da gravi situazioni di sofferenza economica e demografica.Il presente contributo, attraverso una serie di esemplificazioni empiriche riguardanti l’intero contesto calabrese, ha l’obiettivo di ripercorre storicamente questo processo di trasformazione delle politiche pubbliche di accoglienza in senso bidirezionale, analizzandone le molteplici sfaccettature e valutandone le implicazioni sui percorsi di inserimento abitativo dei titolari e richiedenti protezione internazionale. In particolare, la prima parte del lavoro ripercorre l’evoluzione dei flussi migratori forzati in Calabria, e i fattori che hanno progressivamente portato alla ridefinizione delle politiche locali di accoglienza per promuovere nuove forme di residenzialità nelle aree più interne. La seconda parte, si concentra invece sulle acute condizioni di vulnerabilità abitativa a cui sono esposti i rifugiati di recente arrivo, e sulle esperienze che le istituzioni stanno mettendo in campo per fronteggiare l’ingrossamento dei flussi provenienti dal Medio Oriente, in un’ottica complessiva di implementazione della legge regionale n. 18/2009. Infine, la terza parte si sofferma sulle ricadute di questi interventi e nuovi modi di accogliere, discutendone i punti di forza e illustrando le dinamiche che continuano, invece, a spingere migliaia di richiedenti asilo e rifugiati in situazioni di segregazione etnica e esclusione che rimangono difficili da superare.

Il disagio abitativo dei rifugiati presenti in Calabria e le politiche locali di contrasto

D'AGOSTINO, Mariafrancesca
2017-01-01

Abstract

Over the past two decades, the continuous influx of refugees in Calabria has promoted in the smaller and abandoned villages of the Region innovative hosing policies conceived as part of broader strategy, pursuing the repopulation of the territory and its redevelopment. This paper focuses on the mechanisms that led to this political changes and new patterns of settlement, assessing their strengths, but also discussing the securitarian processes that continue excluding and segregating refugees settled in Calabria.
2017
In contesti di frontiera come la Calabria, l’arrivo di un numero crescente di richiedenti asilo e rifugiati ha concorso ad animare nuove strategie di welfare e innovative modalità di accoglienza abitativa, che oggi imprimono dinamismo ed effetti di indubbia trasformazione ai territori interessati da questi arrivi. Dalla fine degli anni ’90, è stato in principio il comune di Riace, seguito poi da numerosi altri enti locali, che è riuscito ad incrinare l’immagine stereotipata del rifugiato come “impostore”, articolando un discorso che invece li riconosce come una risorsa in grado di partecipare al rilancio socio-economico delle comunità di accoglienza. Attraverso questo processo, un numero sempre più consistente di rifugiati ha preso parte a percorsi che si caratterizzano in quanto finalizzati a promuoverne l’inserimento duraturo sul territorio, e che parallelamente si propongono di rilanciare più vasti processi di ripopolamento, riqualificazione urbana e innovazione sociale.Queste iniziative locali rappresentano un’assoluta novità nella storia delle politiche d’asilo varate in Italia e nel contesto dell’Unione europea. I principi di reciprocità, equa dislocazione e sostenibilità sociale che ne stanno alla base, sfidano l’approccio rigorosamente emergenziale su cui si fonda la regolazione europea delle migrazioni forzate e dei centri collettivi di identificazione e accoglienza. Anche per questo, il c.d. “modello Riace” ha ottenuto nel corso degli anni forte esposizione mediatica e trovato piena istituzionalizzazione in una legge dedicata all’accoglienza dei rifugiati (L. 18/2009), che la regione Calabria ha appositamente introdotto per promuovere l’integrazione delle politiche d’asilo con altri programmi rivolti allo sperimentazione di nuove forme di abitare interculturale, dando priorità alle iniziative provenienti dalle aree più interne affette da gravi situazioni di sofferenza economica e demografica.Il presente contributo, attraverso una serie di esemplificazioni empiriche riguardanti l’intero contesto calabrese, ha l’obiettivo di ripercorre storicamente questo processo di trasformazione delle politiche pubbliche di accoglienza in senso bidirezionale, analizzandone le molteplici sfaccettature e valutandone le implicazioni sui percorsi di inserimento abitativo dei titolari e richiedenti protezione internazionale. In particolare, la prima parte del lavoro ripercorre l’evoluzione dei flussi migratori forzati in Calabria, e i fattori che hanno progressivamente portato alla ridefinizione delle politiche locali di accoglienza per promuovere nuove forme di residenzialità nelle aree più interne. La seconda parte, si concentra invece sulle acute condizioni di vulnerabilità abitativa a cui sono esposti i rifugiati di recente arrivo, e sulle esperienze che le istituzioni stanno mettendo in campo per fronteggiare l’ingrossamento dei flussi provenienti dal Medio Oriente, in un’ottica complessiva di implementazione della legge regionale n. 18/2009. Infine, la terza parte si sofferma sulle ricadute di questi interventi e nuovi modi di accogliere, discutendone i punti di forza e illustrando le dinamiche che continuano, invece, a spingere migliaia di richiedenti asilo e rifugiati in situazioni di segregazione etnica e esclusione che rimangono difficili da superare.
Calabria – Rifugiati – Disagio abitativo – spopolamento – accoglienza ; Calabria – Refugees – Housing exclusion – Abandoned villages – Strategies of repopulation
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/132443
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