Il contributo constata la mancanza d’una nozione esplicita di ‘reale’ nella riflessione di Jacques Derrida e tenta di ricostruirla indirettamente attraverso una delle cifre più originali della sua produzione matura costituita dallo spettro. Si procede a una preliminare analisi dell’area semantica del termine e delle sue relazioni con ‘apparizione’, ‘fantasma’ e ‘revenant’ per delineare la struttura temporale dello spettro influenzata dalla fenomenologia e dalla tradizione ebraica. Il contributo intende mostrare come sia possibile rintracciare un abbozzo d’interpretazione spettrale del reale, caratterizzata da una peculiare forma d’anacronia, in “Spettri di Marx” (1993) e in alcuni scritti derridiani dedicati al cinema e alla televisione.
Fantomachie. Jacques Derrida e la spettralità del reale
PALOMBI, Fabrizio
2013-01-01
Abstract
Il contributo constata la mancanza d’una nozione esplicita di ‘reale’ nella riflessione di Jacques Derrida e tenta di ricostruirla indirettamente attraverso una delle cifre più originali della sua produzione matura costituita dallo spettro. Si procede a una preliminare analisi dell’area semantica del termine e delle sue relazioni con ‘apparizione’, ‘fantasma’ e ‘revenant’ per delineare la struttura temporale dello spettro influenzata dalla fenomenologia e dalla tradizione ebraica. Il contributo intende mostrare come sia possibile rintracciare un abbozzo d’interpretazione spettrale del reale, caratterizzata da una peculiare forma d’anacronia, in “Spettri di Marx” (1993) e in alcuni scritti derridiani dedicati al cinema e alla televisione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.