This study deals with one of the most important aspects of the history of instrumental music and, in particular, with the transition from the improvisative tradition of the Italian Renaissance to an instrumental repertoire centred on the transcription of vocal compositions adapted on instruments. In this period of time the publication of several manuals dedicated to the art of improvised ornamentation, written by famous instrumentalists that worked in the Italian courts and chapels, was of particular importance because of the presentation of an performance practice that was based on the development of pre-existing compositions (especially chansons, madrigals and motets). After reflecting on the profound division between "professional" theorists and instrumentalist theorists that undermined the sixteenth century theorist movement – on one side Zarlino's treaties represented the traditional theory and on the other there is the description of the sixteenth century performance practice written by the best Italian instrumentalists – the Author describes the diminution technique that was presented in these manuals with extremely detailed examples. A analytical comparison between Arcadelt's madrigal O felic'occhi miei and the instrumental diminished version contained in a treatise by Diego Ortiz (Tratado de glosas Libro Secondo, 1553) gives us the chance to identify in this virtuosity an answer to all the rising formal issues. The detection of this performance practice also allows us to better understand how the new instrumental style asserted itself and found its own legitimacy.

Il lavoro affronta uno degli aspetti più importanti della storia della musica strumentale e in particolare il passaggio dalla tradizione improvvisativa del Rinascimento italiano alle nascita del repertorio strumentale inizialmente centrato sulle trascrizioni di composizioni vocali adattate per uno strumento. La pubblicazione di alcuni manuali dedicati all'arte dell'ornamentazione improvvisata e redatti da famosi strumentisti che lavoravano nelle corti e nelle cappelle italiane riveste, in questa fase storica, una particolare importanza. L'esposizione di una prassi esecutiva basata sull'elaborazione di composizioni preesistenti (soprattutto chansons, madrigali e mottetti) risulta particolarmente interessante non solo per capire in che modo la teoria musicale presentava le tecniche più moderne ma soprattutto per comprendere lo stile compositivo-interpretativo dell'epoca. Dopo una riflessione sulla scissione del panorama teorico del Cinquecento italiano tra teorici "di professione" e teorici-strumentisti - da una parte la teoria tradizionale rappresentata dai trattati di Zarlino e dall'altra la descrizione della prassi esecutiva cinquecentesca ad opera di alcuni tra i migliori strumentisti italiani - l'Autore descrive la tecnica della diminuzione che viene presentata in questi manuali con esempi estremamente particolareggiati. Un confronto analitico tra il madrigale "O felic'occhi miei" di Arcadelt e la corrispondente versione diminuita per strumenti contenuta in un trattato di Diego Ortiz (Tratado de glosas Libro Secondo, 1553) permette di individuare in questo tipo di virtuosismo sia una risposta alle nascenti questioni formali sia un aspetto fondamentale per la legittimazione e l'affermazione del nuovo stile strumentale.

Diminuzione, improvvisazione e virtuosismo: i trattati italiani della seconda meta' del Cinquecento e le nuove concezioni melodiche dell'eta' barocca

POZZI, Egidio
2008-01-01

Abstract

This study deals with one of the most important aspects of the history of instrumental music and, in particular, with the transition from the improvisative tradition of the Italian Renaissance to an instrumental repertoire centred on the transcription of vocal compositions adapted on instruments. In this period of time the publication of several manuals dedicated to the art of improvised ornamentation, written by famous instrumentalists that worked in the Italian courts and chapels, was of particular importance because of the presentation of an performance practice that was based on the development of pre-existing compositions (especially chansons, madrigals and motets). After reflecting on the profound division between "professional" theorists and instrumentalist theorists that undermined the sixteenth century theorist movement – on one side Zarlino's treaties represented the traditional theory and on the other there is the description of the sixteenth century performance practice written by the best Italian instrumentalists – the Author describes the diminution technique that was presented in these manuals with extremely detailed examples. A analytical comparison between Arcadelt's madrigal O felic'occhi miei and the instrumental diminished version contained in a treatise by Diego Ortiz (Tratado de glosas Libro Secondo, 1553) gives us the chance to identify in this virtuosity an answer to all the rising formal issues. The detection of this performance practice also allows us to better understand how the new instrumental style asserted itself and found its own legitimacy.
2008
Il lavoro affronta uno degli aspetti più importanti della storia della musica strumentale e in particolare il passaggio dalla tradizione improvvisativa del Rinascimento italiano alle nascita del repertorio strumentale inizialmente centrato sulle trascrizioni di composizioni vocali adattate per uno strumento. La pubblicazione di alcuni manuali dedicati all'arte dell'ornamentazione improvvisata e redatti da famosi strumentisti che lavoravano nelle corti e nelle cappelle italiane riveste, in questa fase storica, una particolare importanza. L'esposizione di una prassi esecutiva basata sull'elaborazione di composizioni preesistenti (soprattutto chansons, madrigali e mottetti) risulta particolarmente interessante non solo per capire in che modo la teoria musicale presentava le tecniche più moderne ma soprattutto per comprendere lo stile compositivo-interpretativo dell'epoca. Dopo una riflessione sulla scissione del panorama teorico del Cinquecento italiano tra teorici "di professione" e teorici-strumentisti - da una parte la teoria tradizionale rappresentata dai trattati di Zarlino e dall'altra la descrizione della prassi esecutiva cinquecentesca ad opera di alcuni tra i migliori strumentisti italiani - l'Autore descrive la tecnica della diminuzione che viene presentata in questi manuali con esempi estremamente particolareggiati. Un confronto analitico tra il madrigale "O felic'occhi miei" di Arcadelt e la corrispondente versione diminuita per strumenti contenuta in un trattato di Diego Ortiz (Tratado de glosas Libro Secondo, 1553) permette di individuare in questo tipo di virtuosismo sia una risposta alle nascenti questioni formali sia un aspetto fondamentale per la legittimazione e l'affermazione del nuovo stile strumentale.
Diminuzione; Trattati; Cinquecento; Improvvisazine; Arcadelt; virtuosismo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/138971
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