In questo articolo descriveremo il lavoro degli stranieri nel settore agricolo del Mezzogiorno. In particolare, ne analizzeremo le varie condizioni giuridiche. I “nuovi braccianti” impiegati nelle campagne del Sud Italia, infatti, hanno in tasca i documenti più diversi. Vi sono da un lato i “regolari”: stranieri non comunitari dotati di permesso di soggiorno per motivi di lavoro e lavoratori stagionali arrivati attraverso gli annuali “decreti flussi”; vi sono poi richiedenti protezione umanitaria o in possesso dello status di rifugiati; a partire dal 2004, poi, sono tanti i lavoratori neocomunitari con o senza permesso di soggiorno; non pochi sono i migranti con permesso di soggiorno legato a un contratto di lavoro (solitamente in altre regioni italiane), ma che ricevono sussidi quali la cassa integrazione (e quindi chiedono di non regolarizzare il rapporto di lavoro in agricoltura); infine, vi sono migranti totalmente privi di permesso di soggiorno e quindi “irregolari”. L’analisi della condizione giuridica dei lavoratori ci porterà a due ordini di riflessioni: da un lato, mostreremo come la condizione giuridica condizioni in maniera determinante le strategie e le traiettorie migratorie e l’inserimento nel mercato del lavoro e nel sistema del caporalato. Dall’altro lato, a partire dai dati raccolti proporremo una valutazione delle politiche migratorie italiane di questi anni e degli effetti che esse hanno avuto e hanno sul mercato del lavoro in agricoltura e sugli stessi flussi migratori nell’Italia meridionale. Mostreremo come queste leggi fallito l’obiettivo di “governare” le migrazioni; esse, invece, da un lato hanno prodotto la presenza di una grossa quantità di lavoratori in vario modo “irregolari”, e quindi più vulnerabili e disciplinati, e dall’altro hanno dato il via a una serie di truffe legate proprio agli strumenti legali di controllo delle migrazioni. L’articolo utilizzerà materiali raccolti dai due autori nel corso di ricerche qualitative realizzate in varie aree di Calabria, Basilicata e Puglia, in particolare interviste in profondità con braccianti, caporali, imprenditori, funzionari sindacali, amministratori, funzionari pubblici, altri testimoni privilegiati.
Migranti che contano. Percorsi di mobilità e confinamenti nell’agricoltura del Sud Italia
CORRADO, Alessandra;
2012-01-01
Abstract
In questo articolo descriveremo il lavoro degli stranieri nel settore agricolo del Mezzogiorno. In particolare, ne analizzeremo le varie condizioni giuridiche. I “nuovi braccianti” impiegati nelle campagne del Sud Italia, infatti, hanno in tasca i documenti più diversi. Vi sono da un lato i “regolari”: stranieri non comunitari dotati di permesso di soggiorno per motivi di lavoro e lavoratori stagionali arrivati attraverso gli annuali “decreti flussi”; vi sono poi richiedenti protezione umanitaria o in possesso dello status di rifugiati; a partire dal 2004, poi, sono tanti i lavoratori neocomunitari con o senza permesso di soggiorno; non pochi sono i migranti con permesso di soggiorno legato a un contratto di lavoro (solitamente in altre regioni italiane), ma che ricevono sussidi quali la cassa integrazione (e quindi chiedono di non regolarizzare il rapporto di lavoro in agricoltura); infine, vi sono migranti totalmente privi di permesso di soggiorno e quindi “irregolari”. L’analisi della condizione giuridica dei lavoratori ci porterà a due ordini di riflessioni: da un lato, mostreremo come la condizione giuridica condizioni in maniera determinante le strategie e le traiettorie migratorie e l’inserimento nel mercato del lavoro e nel sistema del caporalato. Dall’altro lato, a partire dai dati raccolti proporremo una valutazione delle politiche migratorie italiane di questi anni e degli effetti che esse hanno avuto e hanno sul mercato del lavoro in agricoltura e sugli stessi flussi migratori nell’Italia meridionale. Mostreremo come queste leggi fallito l’obiettivo di “governare” le migrazioni; esse, invece, da un lato hanno prodotto la presenza di una grossa quantità di lavoratori in vario modo “irregolari”, e quindi più vulnerabili e disciplinati, e dall’altro hanno dato il via a una serie di truffe legate proprio agli strumenti legali di controllo delle migrazioni. L’articolo utilizzerà materiali raccolti dai due autori nel corso di ricerche qualitative realizzate in varie aree di Calabria, Basilicata e Puglia, in particolare interviste in profondità con braccianti, caporali, imprenditori, funzionari sindacali, amministratori, funzionari pubblici, altri testimoni privilegiati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.