Le dinamiche esistenziali, le esperienze, l’insieme dei processi di crescita interiore che declinano la maturazione, l’evoluzione, le scelte che la persona compie nell’intero corso della sua esistenza, costituiscono quel processo complesso e poliedrico che chiamiamo formazione. La formazione come processo di costante svelamento dell’identità personale, e di apertura di se all’alterità appartiene costitutivamente all’intero corso dell’umana esistenza. Pedagogicamente la formazione si caratterizza come insieme plurale e complesso di azioni educative intenzionali o spontanee che concorrono sinergicamente a costruire l’identità personale, la forma dell’individuo che lo distingue dalla generalità, caratterizzandolo come essere unico ed irripetibile. Questo processo non è mai compiuto ma rimane aperto e costantemente in fieri animando e sviluppando continuamente l’esistenza stessa dell’individuo che rimane in formazione per tutto l’arco della sua esistenza. L’educazione e la formazione esplicano il loro proprium caratteristico nella costitutiva, radicale apertura, essendo percorsi costantemente in fieri, che sincronicamente e diacronicamente si compiono e ininterrottamente si rinnovano. La senilità potrebbe essere definita, in questa ottica, come l’età della precarietà, in quanto, proprio in questa fase della vita, tensioni ontologiche come il rapporto con se stessi, quindi con l’alterità, con il sociale, quello del riconoscimento/dell’essere nel mondo, della comunicazione e della temporalità, si declinano in maniera differente rispetto alle altre età della vita.L’apertura agli altri, che può essere interpretata come una interiorizzazione profonda del sé, manifesta chiaramente l’acquisizione da parte degli anziani della consapevolezza profonda che “l’essere nel mondo” si esplica, necessariamente, “nell’essere con gli altri”. Come se l’agire di tutta una vita corrodesse l’enorme sfera dell’ego e del narcisismo, propri della giovinezza e dell’età adulta, per restituire attraverso una profonda catarsi educativa, la coscienza autentica di sé. Il narcisismo che, solitamente, declina la giovinezza e l’adultità ingigantisce la personalità, e conseguentemente, l’idea del proprio ruolo nel mondo. L’anziano declina la sua esistenza in maniera più mite; come se la coscienza della propria natura lo portasse istintivamente verso gli altri.L’esistenza umana si costituisce come continuum esperenziale: l’anziano si scopre protagonista principale del legame generazionale; la sua esperienza esistenziale rappresenta un momento della vita di tutta l’umanità. Questa “presenza” a se stesso e “all’essere con gli altri” fa del vecchio una figura centrale della società, con il compito di orientare e stimolare i giovani e gli adulti ad essere autenticamente protagonisti della propria vita.L’anziano nell’arco di tutta la sua esistenza ha sperimentato la vacuità dell’effimero e l’inconsistenza costitutiva della inversione esistenziale dall’essenza all’apparenza, che può essere funzionale solo a mascheramenti edulcorati di alcune situazioni – peraltro estremamente circoscritte nel tempo – ma sostanzialmente lesivo rispetto ad autentici processi educativi e maieutici dell’interiorità personale. Il vecchio con tutto il suo essere – a partire dalla sua fisicità – testimonia la costitutiva incompiutezza ontologica e gli aspetti più propriamente umani dell’esistenza come l’affettività, le paure, i desideri, la precarietà stessa del vivere, legata inscindibilmente alla possibilità ed all’utopia.

La risignificazione ermeneutica dei vissuti dell'anziano tra formazione e cura sui

BOSSIO, Francesco
2011-01-01

Abstract

Le dinamiche esistenziali, le esperienze, l’insieme dei processi di crescita interiore che declinano la maturazione, l’evoluzione, le scelte che la persona compie nell’intero corso della sua esistenza, costituiscono quel processo complesso e poliedrico che chiamiamo formazione. La formazione come processo di costante svelamento dell’identità personale, e di apertura di se all’alterità appartiene costitutivamente all’intero corso dell’umana esistenza. Pedagogicamente la formazione si caratterizza come insieme plurale e complesso di azioni educative intenzionali o spontanee che concorrono sinergicamente a costruire l’identità personale, la forma dell’individuo che lo distingue dalla generalità, caratterizzandolo come essere unico ed irripetibile. Questo processo non è mai compiuto ma rimane aperto e costantemente in fieri animando e sviluppando continuamente l’esistenza stessa dell’individuo che rimane in formazione per tutto l’arco della sua esistenza. L’educazione e la formazione esplicano il loro proprium caratteristico nella costitutiva, radicale apertura, essendo percorsi costantemente in fieri, che sincronicamente e diacronicamente si compiono e ininterrottamente si rinnovano. La senilità potrebbe essere definita, in questa ottica, come l’età della precarietà, in quanto, proprio in questa fase della vita, tensioni ontologiche come il rapporto con se stessi, quindi con l’alterità, con il sociale, quello del riconoscimento/dell’essere nel mondo, della comunicazione e della temporalità, si declinano in maniera differente rispetto alle altre età della vita.L’apertura agli altri, che può essere interpretata come una interiorizzazione profonda del sé, manifesta chiaramente l’acquisizione da parte degli anziani della consapevolezza profonda che “l’essere nel mondo” si esplica, necessariamente, “nell’essere con gli altri”. Come se l’agire di tutta una vita corrodesse l’enorme sfera dell’ego e del narcisismo, propri della giovinezza e dell’età adulta, per restituire attraverso una profonda catarsi educativa, la coscienza autentica di sé. Il narcisismo che, solitamente, declina la giovinezza e l’adultità ingigantisce la personalità, e conseguentemente, l’idea del proprio ruolo nel mondo. L’anziano declina la sua esistenza in maniera più mite; come se la coscienza della propria natura lo portasse istintivamente verso gli altri.L’esistenza umana si costituisce come continuum esperenziale: l’anziano si scopre protagonista principale del legame generazionale; la sua esperienza esistenziale rappresenta un momento della vita di tutta l’umanità. Questa “presenza” a se stesso e “all’essere con gli altri” fa del vecchio una figura centrale della società, con il compito di orientare e stimolare i giovani e gli adulti ad essere autenticamente protagonisti della propria vita.L’anziano nell’arco di tutta la sua esistenza ha sperimentato la vacuità dell’effimero e l’inconsistenza costitutiva della inversione esistenziale dall’essenza all’apparenza, che può essere funzionale solo a mascheramenti edulcorati di alcune situazioni – peraltro estremamente circoscritte nel tempo – ma sostanzialmente lesivo rispetto ad autentici processi educativi e maieutici dell’interiorità personale. Il vecchio con tutto il suo essere – a partire dalla sua fisicità – testimonia la costitutiva incompiutezza ontologica e gli aspetti più propriamente umani dell’esistenza come l’affettività, le paure, i desideri, la precarietà stessa del vivere, legata inscindibilmente alla possibilità ed all’utopia.
2011
Formazione nella senescenza; educazione; cura; ermeneutica esistenziale; autobiografia
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/159361
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact