Nella Calabria Citeriore durante la prima metà dell’800 vi furono frequenti carestie. Le cause delle carestie erano svariate e complesse: la coltivazione della terra con metodi arcaici, le terre La coltivazione dei fondi effettuata con metodi arcaici, le terre migliori d’inverno erano allagate e d’estate impraticabili per via della malaria, i continui conflitti militari e le scorribande dei briganti le epidemie coleriche, e soprattutto il clima ostile e le calamità naturali. Le carestie sconvolgevano la vita delle popolazioni perché paralizzavano le attività produttive, allentavano i traffici, rendevano le terre deserte, impoverivano l’ambiente. La mancanza prolungata e generalizzata del pane provocava nella gente uno stato di prostrazione, insicurezza e sfiducia. Le carestie erano causa delle rivolte, del brigantaggio, dei movimenti apocalittici. La maggior parte dei contadini però accettava le privazioni e metteva in atto una serie di strategie di adattamento e di sopravvivenza che tenevano lontano il pericolo di morte. Una di queste, la più semplice, era limitare al massimo il consumo di alcuni cibi, ripiegando sulla scelta di alimenti più economici, quali castagne, fichi, ghiande ed erbe selvatiche. Pazientavano, aspettando che le cose si rimettessero a posto.
La fame nera. Le carestie nella Calabria dell'800
SOLE, Giovanni
2002-01-01
Abstract
Nella Calabria Citeriore durante la prima metà dell’800 vi furono frequenti carestie. Le cause delle carestie erano svariate e complesse: la coltivazione della terra con metodi arcaici, le terre La coltivazione dei fondi effettuata con metodi arcaici, le terre migliori d’inverno erano allagate e d’estate impraticabili per via della malaria, i continui conflitti militari e le scorribande dei briganti le epidemie coleriche, e soprattutto il clima ostile e le calamità naturali. Le carestie sconvolgevano la vita delle popolazioni perché paralizzavano le attività produttive, allentavano i traffici, rendevano le terre deserte, impoverivano l’ambiente. La mancanza prolungata e generalizzata del pane provocava nella gente uno stato di prostrazione, insicurezza e sfiducia. Le carestie erano causa delle rivolte, del brigantaggio, dei movimenti apocalittici. La maggior parte dei contadini però accettava le privazioni e metteva in atto una serie di strategie di adattamento e di sopravvivenza che tenevano lontano il pericolo di morte. Una di queste, la più semplice, era limitare al massimo il consumo di alcuni cibi, ripiegando sulla scelta di alimenti più economici, quali castagne, fichi, ghiande ed erbe selvatiche. Pazientavano, aspettando che le cose si rimettessero a posto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.