Le foreste della Sila, successivamente alla prima guerra mondiale, sono state sottoposte, a fini produttivi, a forte deforestazione, tanto da raggiungere verso la fine degli anni '50 il grado minimo di copertura forestale. In seguito all' attuazione della I° Legge Speciale Calabria, finalizzata alla difesa e conservazione del suolo, sono stati condotti in quest'area del territorio calabrese interventi di rimboschimento a Pinus nigra Arnold subsp. laricio Maire. Nei sistemi forestali, le variazioni ambientali sono valutabili oggettivamente dai bioindicatori entomologici legati alla presenza di biomassa legnosa. In particolare, i coleotteri saproxilobionti, risultano essere degli ottimi indicatori perché strettamente legati alla necromassa del legno morto, almeno durante una parte del loro ciclo vitale. La fauna saproxilobionte è ricca di specie dal particolare pregio naturalistico e conservazionistico (Cucujus cinnaberinus "specie ombrello" e C. haematodes, presenti nell'altopiano della Sila come relitti paleoclimatici Mazzei et al., 2011), protette da leggi della Comunità Europea. Le comunità della microfauna saproxilobionte sono caratterizzate da una diversità funzionale complessa che le rende ottimi bioindicatori dello stato generale di conservazione e naturalità degli ecosistemi. Tali elementi sono inoltre in grado di evidenziare gli effetti negativi di inquinamento, impatto antropico e cambiamenti d'uso del territorio degli ecosistemi forestali. Allo scopo di evidenziare una possibile correlazione tra i modelli di gestione selvicolturale delle foreste della Sila e la distribuzione dei coleotteri saproxilobionti è stato avviato un monitoraggio sistemico dell'entomofauna all'interno di alcuni siti di interesse comunitario (SIC). I dati di raccolta relativi al 2009, sottoposti ad analisi statistica quantitativa e qualitativa, forniscono una chiara correlazione tra la distribuzione spaziale e temporale delle popolazioni di coleotteri saproxilobionti e la "qualità" della struttura del soprassuolo, oggetto di differenti gestioni selvicolturali. L'intenso sfruttamento delle foreste silane, dal 1929 al 1960, ha reso "introvabili" specie legate a biotopi forestali, fortemente legate alla disponibilità di necromassa legnosa. I progressivi miglioramenti forestali, operati grazie ad opportune politiche di gestione eco-compatibile dei boschi, avviate dal 1970, hanno reso possibile il recupero delle condizioni naturali delle foreste della Sila e il progressivo "ritorno" di specie di notevole pregio naturalistico, la cui presenza testimonia la sopravvivenza di molti altri taxa meno noti ma ecologicamente importanti negli ecosistemi boschivi. La presenza di tali elementi faunistici nelle aree di indagine, indica chiaramente il recupero degli equilibri naturali delle foreste della Sila e l'importanza che i saproxilobionti possono assumere nel biotest per la selvicoltura ecosistemica, tecnica colturale che tende a dare maggiore valore alla capacità portante dell'ecosistema forestale ed al ruolo della fauna locale (CIANCIO & NOCENTINI 2009; CIANCIO 2010).

La fauna saproxilobionte come bioindicatore del modello selvicolturale delle foreste della Sila (Insecta, Coleoptera) (Calabria, Italia)

Mazzei A;BONACCI, Teresa;Brandmayr P.
2011-01-01

Abstract

Le foreste della Sila, successivamente alla prima guerra mondiale, sono state sottoposte, a fini produttivi, a forte deforestazione, tanto da raggiungere verso la fine degli anni '50 il grado minimo di copertura forestale. In seguito all' attuazione della I° Legge Speciale Calabria, finalizzata alla difesa e conservazione del suolo, sono stati condotti in quest'area del territorio calabrese interventi di rimboschimento a Pinus nigra Arnold subsp. laricio Maire. Nei sistemi forestali, le variazioni ambientali sono valutabili oggettivamente dai bioindicatori entomologici legati alla presenza di biomassa legnosa. In particolare, i coleotteri saproxilobionti, risultano essere degli ottimi indicatori perché strettamente legati alla necromassa del legno morto, almeno durante una parte del loro ciclo vitale. La fauna saproxilobionte è ricca di specie dal particolare pregio naturalistico e conservazionistico (Cucujus cinnaberinus "specie ombrello" e C. haematodes, presenti nell'altopiano della Sila come relitti paleoclimatici Mazzei et al., 2011), protette da leggi della Comunità Europea. Le comunità della microfauna saproxilobionte sono caratterizzate da una diversità funzionale complessa che le rende ottimi bioindicatori dello stato generale di conservazione e naturalità degli ecosistemi. Tali elementi sono inoltre in grado di evidenziare gli effetti negativi di inquinamento, impatto antropico e cambiamenti d'uso del territorio degli ecosistemi forestali. Allo scopo di evidenziare una possibile correlazione tra i modelli di gestione selvicolturale delle foreste della Sila e la distribuzione dei coleotteri saproxilobionti è stato avviato un monitoraggio sistemico dell'entomofauna all'interno di alcuni siti di interesse comunitario (SIC). I dati di raccolta relativi al 2009, sottoposti ad analisi statistica quantitativa e qualitativa, forniscono una chiara correlazione tra la distribuzione spaziale e temporale delle popolazioni di coleotteri saproxilobionti e la "qualità" della struttura del soprassuolo, oggetto di differenti gestioni selvicolturali. L'intenso sfruttamento delle foreste silane, dal 1929 al 1960, ha reso "introvabili" specie legate a biotopi forestali, fortemente legate alla disponibilità di necromassa legnosa. I progressivi miglioramenti forestali, operati grazie ad opportune politiche di gestione eco-compatibile dei boschi, avviate dal 1970, hanno reso possibile il recupero delle condizioni naturali delle foreste della Sila e il progressivo "ritorno" di specie di notevole pregio naturalistico, la cui presenza testimonia la sopravvivenza di molti altri taxa meno noti ma ecologicamente importanti negli ecosistemi boschivi. La presenza di tali elementi faunistici nelle aree di indagine, indica chiaramente il recupero degli equilibri naturali delle foreste della Sila e l'importanza che i saproxilobionti possono assumere nel biotest per la selvicoltura ecosistemica, tecnica colturale che tende a dare maggiore valore alla capacità portante dell'ecosistema forestale ed al ruolo della fauna locale (CIANCIO & NOCENTINI 2009; CIANCIO 2010).
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/177822
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact