La ricerca sperimentale che presentiamo nasce dalla volontà di individuare delle strategie metodologiche che favoriscano l’apprendimento di una L2/LS da parte di studenti con dislessia e/o altri Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA). Abbiamo deciso di analizzare gli effetti positivi che, a nostro avviso, avrebbe portato l’introduzione del CLIL principalmente per due motivi: la lingua (L2/LS) e il contenuto disciplinare devono essere compresenti ma, mentre quest’ultimo viene appreso per la prima volta, il focus sulla lingua porta gli apprendenti a riflettere su competenze e abilità già acquisite in precedenza durante una lezione di lingua straniera. Inoltre, poiché la loro attenzione si sposta sul contenuto, si verifica un abbassamento del filtro affettivo che caratterizza l’apprendimento delle lingue. Così, se la lingua diventa il mezzo attraverso cui si apprendono contenuti disciplinari, questi ultimi veicolano un inconsapevole rinforzo delle abilità di letto-scrittura degli studenti nella L2/LS che stanno imparando. Poiché il potenziamento di quanto appreso è fondamentale nei casi di dislessia e di DSA, si è ritenuto il CLIL un facilitatore nel processo di apprendimento. Le analisi hanno riguardato solo l’ambito linguistico e non quello disciplinare. Essendoci serviti di produzioni scritte, oltre che di registrazioni di parlato, si è pensato di guardare anche ai livelli più profondi della lingua. Oltre all’aspetto fonetico-fonologico, si sono analizzati quello morfologico e quello sintattico, consapevoli che i risultati degli ultimi due necessitano di uno studio più lungo e approfondito. Per l’ambito fonetico-fonologico, abbiamo analizzato acusticamente, tramite il software PRAAT, la produzione degli allofoni fricativi (/β-δ-γ/) per la serie delle occlusive sonore (/b-d-ɡ/) intervocaliche dello spagnolo, non presenti in italiano; per la morfologia abbiamo studiato la formazione degli aggettivi negativi tramite prefissazione; per la sintassi, si è considerata la differenza nei contesti d’uso dei verbi come ser/estar/haber, degli ausiliari e alcune perifrasi verbali. La ricerca è stata effettuata su un campione di 13 studenti calabresi suddivisi in due gruppi: il primo formato da 8 studenti dislessici, disgrafici e disortografici; il secondo composto da 5 studenti che non presentano i disturbi sopra citati ed hanno preso parte alla ricerca come gruppo di controllo. Entrambi i gruppi mostrano lo stesso livello di conoscenza dello spagnolo avendolo studiato per circa un anno grazie ad un progetto extrascolastico. È stata creata un’unità didattica ad hoc a difficoltà crescente, formata da tre lezioni di un’ora e mezza ciascuna e da mezz’ora dedicata all’interazione. Nelle diverse lezioni si è tenuto presente delle variabili da analizzare. Grazie al focus orientato sui contenuti si è dimostrato che gli studenti usano di più e meglio la L2/LS loro insegnata con un miglioramento significativo per entrambi i gruppi nei diversi ambiti analizzati. Infatti il progresso, prevedibile nel gruppo di controllo, ha riguardato anche il gruppo sperimentale con percentuali simili. Pertanto, questo primo studio porta a concludere che si può considerare il CLIL come un alleato dei soggetti con DSA nell’apprendimento di un L2/LS.

IL CLIL E LA DISLESSIA Risultati di uno studio sperimentale sull’apprendimento della lingua spagnola (L2/LS) da parte di studenti con DSA

ROMITO, Luciano;Graziano E.
In corso di stampa

Abstract

La ricerca sperimentale che presentiamo nasce dalla volontà di individuare delle strategie metodologiche che favoriscano l’apprendimento di una L2/LS da parte di studenti con dislessia e/o altri Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA). Abbiamo deciso di analizzare gli effetti positivi che, a nostro avviso, avrebbe portato l’introduzione del CLIL principalmente per due motivi: la lingua (L2/LS) e il contenuto disciplinare devono essere compresenti ma, mentre quest’ultimo viene appreso per la prima volta, il focus sulla lingua porta gli apprendenti a riflettere su competenze e abilità già acquisite in precedenza durante una lezione di lingua straniera. Inoltre, poiché la loro attenzione si sposta sul contenuto, si verifica un abbassamento del filtro affettivo che caratterizza l’apprendimento delle lingue. Così, se la lingua diventa il mezzo attraverso cui si apprendono contenuti disciplinari, questi ultimi veicolano un inconsapevole rinforzo delle abilità di letto-scrittura degli studenti nella L2/LS che stanno imparando. Poiché il potenziamento di quanto appreso è fondamentale nei casi di dislessia e di DSA, si è ritenuto il CLIL un facilitatore nel processo di apprendimento. Le analisi hanno riguardato solo l’ambito linguistico e non quello disciplinare. Essendoci serviti di produzioni scritte, oltre che di registrazioni di parlato, si è pensato di guardare anche ai livelli più profondi della lingua. Oltre all’aspetto fonetico-fonologico, si sono analizzati quello morfologico e quello sintattico, consapevoli che i risultati degli ultimi due necessitano di uno studio più lungo e approfondito. Per l’ambito fonetico-fonologico, abbiamo analizzato acusticamente, tramite il software PRAAT, la produzione degli allofoni fricativi (/β-δ-γ/) per la serie delle occlusive sonore (/b-d-ɡ/) intervocaliche dello spagnolo, non presenti in italiano; per la morfologia abbiamo studiato la formazione degli aggettivi negativi tramite prefissazione; per la sintassi, si è considerata la differenza nei contesti d’uso dei verbi come ser/estar/haber, degli ausiliari e alcune perifrasi verbali. La ricerca è stata effettuata su un campione di 13 studenti calabresi suddivisi in due gruppi: il primo formato da 8 studenti dislessici, disgrafici e disortografici; il secondo composto da 5 studenti che non presentano i disturbi sopra citati ed hanno preso parte alla ricerca come gruppo di controllo. Entrambi i gruppi mostrano lo stesso livello di conoscenza dello spagnolo avendolo studiato per circa un anno grazie ad un progetto extrascolastico. È stata creata un’unità didattica ad hoc a difficoltà crescente, formata da tre lezioni di un’ora e mezza ciascuna e da mezz’ora dedicata all’interazione. Nelle diverse lezioni si è tenuto presente delle variabili da analizzare. Grazie al focus orientato sui contenuti si è dimostrato che gli studenti usano di più e meglio la L2/LS loro insegnata con un miglioramento significativo per entrambi i gruppi nei diversi ambiti analizzati. Infatti il progresso, prevedibile nel gruppo di controllo, ha riguardato anche il gruppo sperimentale con percentuali simili. Pertanto, questo primo studio porta a concludere che si può considerare il CLIL come un alleato dei soggetti con DSA nell’apprendimento di un L2/LS.
In corso di stampa
Insegnamento di L2; CLIL e DSA
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/188385
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact