Il fenomeno dei crediti deteriorati, conseguenza della crisi finanziaria del 2008, ha raggiunto proporzioni molto rilevanti per il sistema economico europeo. L’Italia, in particolare, è uno dei Paesi maggiormente colpiti dall’incidenza delle sofferenze bancarie con un Npl ratio del 15,3% contro una media europea del 5,1%. Per fronteggiare il fenomeno è stata dunque necessaria l’adozione di una serie di misure sul piano normativo per favorirne la risoluzione, tanto a livello nazionale (GACS, Fondo Atlante, riforma legge fallimentare) quanto comunitario (linee guida BCE). Tali interventi si pongono come soluzioni ex-post, mentre appare necessario agire anche all’origine del fenomeno per prevenire la creazione in futuro di un elevato stock di Npl come quello che oggi grava sulle banche europee. Poiché la maggior parte dei crediti deteriorati è da attribuire alle Pmi, occorre che le banche agiscano in via prudenziale attuando operazioni di monitoraggio delle loro attività, al fine di prevenire lo stato di crisi e dunque le insolvenze. A tal fine, strumento utilizzabile dalle banche è rappresentato dalla verifica degli andamenti di alcuni indici di bilancio i cui valori possono segnalare in alcuni casi situazioni anomale che a loro volta possono determinare crisi e fallimenti di imprese. La verifica empirica condotta su 53 imprese del settore manifatturiero fallite nel 2015 ha confermato l’ipotesi della nostra ricerca: gli indici dei loro bilanci nei cinque anni precedenti il fallimento hanno evidenziato nella maggior parte dei casi valori anomali. Pertanto, se le banche o le stesse aziende avessero monitorato l’andamento degli indici, verificato le anomalie e adottato misure correttive, molto probabilmente in alcuni casi si sarebbe potuta evitare la crisi e il fallimento successivo.
La gestione delle sofferenze bancarie e la loro prevenzione mediante l'analisi degli indici di bilancio: una verifica empirica
A. Ricciardi
;M. F. Ingarozza
2017-01-01
Abstract
Il fenomeno dei crediti deteriorati, conseguenza della crisi finanziaria del 2008, ha raggiunto proporzioni molto rilevanti per il sistema economico europeo. L’Italia, in particolare, è uno dei Paesi maggiormente colpiti dall’incidenza delle sofferenze bancarie con un Npl ratio del 15,3% contro una media europea del 5,1%. Per fronteggiare il fenomeno è stata dunque necessaria l’adozione di una serie di misure sul piano normativo per favorirne la risoluzione, tanto a livello nazionale (GACS, Fondo Atlante, riforma legge fallimentare) quanto comunitario (linee guida BCE). Tali interventi si pongono come soluzioni ex-post, mentre appare necessario agire anche all’origine del fenomeno per prevenire la creazione in futuro di un elevato stock di Npl come quello che oggi grava sulle banche europee. Poiché la maggior parte dei crediti deteriorati è da attribuire alle Pmi, occorre che le banche agiscano in via prudenziale attuando operazioni di monitoraggio delle loro attività, al fine di prevenire lo stato di crisi e dunque le insolvenze. A tal fine, strumento utilizzabile dalle banche è rappresentato dalla verifica degli andamenti di alcuni indici di bilancio i cui valori possono segnalare in alcuni casi situazioni anomale che a loro volta possono determinare crisi e fallimenti di imprese. La verifica empirica condotta su 53 imprese del settore manifatturiero fallite nel 2015 ha confermato l’ipotesi della nostra ricerca: gli indici dei loro bilanci nei cinque anni precedenti il fallimento hanno evidenziato nella maggior parte dei casi valori anomali. Pertanto, se le banche o le stesse aziende avessero monitorato l’andamento degli indici, verificato le anomalie e adottato misure correttive, molto probabilmente in alcuni casi si sarebbe potuta evitare la crisi e il fallimento successivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.