Galanti, nel 1792, scriveva che la pesca in Calabria era poco sviluppata e, a causa delle difficoltà del trasporto, si mangiava pesce «per quanto la distanza lo permetteva». Nei villaggi lungo la costa i pescatori lavoravano nella buona stagione e pescavano soprattutto grandi quantità di alici che salavano per uso familiare o per venderle nei paesi dell’interno. La pesca delle acciughe si praticava di notte: i pescatori accendevano fiaccole sulle barche per attirarle a galla e, dopo averle fatte convergere in un tratto di mare, le accerchiavano con una lunga rete. Alle fiaccole oggi sono state sostituite lampade e ai remi i motori ma la pesca delle alici con le “lampare” è rimasta uguale a quella del passato. Sonetto calabrese sulle alici (Conia 1834): "Oh chi alici! Oh chi alici! Oh chi culuri! Lu capicoju è russu, ma non tantu: Li presutti no l’hannu ssu sapuri. Lu hhiavuru ti jetta a chissu cantu; si ti fa fami, cu lu sulu odduri, Lu pani cala sulu, parbeu santu" (Oh che alici! Oh che alici! Oh che colori! Il capicollo è rosso, ma non tanto: I prosciutti non hanno questo sapore. L’odore ti getta a questo canto; se hai fame, con il solo odore, il pane cala da solo che sembra santo).
Pescatori d'argento. Alici e lampare in Calabria
Giovanni Sole
2017-01-01
Abstract
Galanti, nel 1792, scriveva che la pesca in Calabria era poco sviluppata e, a causa delle difficoltà del trasporto, si mangiava pesce «per quanto la distanza lo permetteva». Nei villaggi lungo la costa i pescatori lavoravano nella buona stagione e pescavano soprattutto grandi quantità di alici che salavano per uso familiare o per venderle nei paesi dell’interno. La pesca delle acciughe si praticava di notte: i pescatori accendevano fiaccole sulle barche per attirarle a galla e, dopo averle fatte convergere in un tratto di mare, le accerchiavano con una lunga rete. Alle fiaccole oggi sono state sostituite lampade e ai remi i motori ma la pesca delle alici con le “lampare” è rimasta uguale a quella del passato. Sonetto calabrese sulle alici (Conia 1834): "Oh chi alici! Oh chi alici! Oh chi culuri! Lu capicoju è russu, ma non tantu: Li presutti no l’hannu ssu sapuri. Lu hhiavuru ti jetta a chissu cantu; si ti fa fami, cu lu sulu odduri, Lu pani cala sulu, parbeu santu" (Oh che alici! Oh che alici! Oh che colori! Il capicollo è rosso, ma non tanto: I prosciutti non hanno questo sapore. L’odore ti getta a questo canto; se hai fame, con il solo odore, il pane cala da solo che sembra santo).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.