Qual è il rapporto che lega l'esperienza estetica e la perversione, ammesso che ve ne sia uno? Jean Paulhan, autore della prefazione alla prima versione di Justine (Les infortunes de la vertu) di Sade, si rese conto che questo libro poneva una domanda tanto ardua che un secolo intero non sarebbe stato sufficiente per darvi una risposta. Una rilevante stagione del pensiero novecentesco francese ha trovato nelle figure di Sade e Masoch un importante e radioattivo punto di riferimento teorico. Noi prenderemo in esame le proposte interpretative di Roland Barthes e di Gilles Deleuze. Barthes rappresenta la via maestra di una 'fenomenologia' della perversione attraverso la delibazione della letteratura sadica, col suo gusto per i dettagli materiali, come fosse un canto discontinuo di amabilità in cui "nondimeno leggiamo la morte con più certezza che nell'epopea di un destino". Deleuze verrà assunto come esempio di un antinominalismo strutturale esplicito, che mantiene sullo sfondo i casi, le evenienze, le occorrenze. Dal confronto tra le due letture emergerà la differenza tra il ciclo di isteresi che governa la perversione e la vertigine dell'esperienza estetica.
Erotismo della morte o ciclo di isteresi: la perversione tra Barthes e Deleuze
Silvia vizzardelli
2019-01-01
Abstract
Qual è il rapporto che lega l'esperienza estetica e la perversione, ammesso che ve ne sia uno? Jean Paulhan, autore della prefazione alla prima versione di Justine (Les infortunes de la vertu) di Sade, si rese conto che questo libro poneva una domanda tanto ardua che un secolo intero non sarebbe stato sufficiente per darvi una risposta. Una rilevante stagione del pensiero novecentesco francese ha trovato nelle figure di Sade e Masoch un importante e radioattivo punto di riferimento teorico. Noi prenderemo in esame le proposte interpretative di Roland Barthes e di Gilles Deleuze. Barthes rappresenta la via maestra di una 'fenomenologia' della perversione attraverso la delibazione della letteratura sadica, col suo gusto per i dettagli materiali, come fosse un canto discontinuo di amabilità in cui "nondimeno leggiamo la morte con più certezza che nell'epopea di un destino". Deleuze verrà assunto come esempio di un antinominalismo strutturale esplicito, che mantiene sullo sfondo i casi, le evenienze, le occorrenze. Dal confronto tra le due letture emergerà la differenza tra il ciclo di isteresi che governa la perversione e la vertigine dell'esperienza estetica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.