We mostly think of the free act, the creative gesture, as something endometabolic, adhe-ring to a deep and introverted disposition, like an action that responds to the will of the agent, sincere, faithful. The phantom forces us to turn, to a change of perspective. It is written down there, away from our body, in a separate space, thanks to a telegraphy. If it leaps out of secret crypts, the latter are not intimate, assimilated places, but mundane spa-ces that share with the crypt the latency, the unconscious character, not the proximity to the subject. The phantom comes from afar and we give it form not by shaping materials between the hands, but through distant tactility. Hands-free.

Pensiamo perlopiù l’atto libero, il gesto creativo, come qualcosa di endometabolico, di aderente a una disposizione profonda e introversa, come un’azione che risponde alla vo-lontà dell’agente, sincera, fedele. Il fantasma ci obbliga a una virata, a un cambio di pro-spettiva. Esso si scrive laggiù, lontano dal nostro corpo, in uno spazio separato, grazie a una telegrafia. Se balza fuori da cripte segrete, queste ultime non sono luoghi intimi, assi-milati, bensì spazi mondani che della cripta condividono la latenza, il carattere inconscio, non certo la prossimità al soggetto. I fantasmi arrivano da lontano e diamo loro forma non plasmando materiali tra le mani, ma attraverso una tattilità a distanza. A mani libere.

La poesia è una telegrafia

Silvia Vizzardelli
2019-01-01

Abstract

We mostly think of the free act, the creative gesture, as something endometabolic, adhe-ring to a deep and introverted disposition, like an action that responds to the will of the agent, sincere, faithful. The phantom forces us to turn, to a change of perspective. It is written down there, away from our body, in a separate space, thanks to a telegraphy. If it leaps out of secret crypts, the latter are not intimate, assimilated places, but mundane spa-ces that share with the crypt the latency, the unconscious character, not the proximity to the subject. The phantom comes from afar and we give it form not by shaping materials between the hands, but through distant tactility. Hands-free.
2019
Pensiamo perlopiù l’atto libero, il gesto creativo, come qualcosa di endometabolico, di aderente a una disposizione profonda e introversa, come un’azione che risponde alla vo-lontà dell’agente, sincera, fedele. Il fantasma ci obbliga a una virata, a un cambio di pro-spettiva. Esso si scrive laggiù, lontano dal nostro corpo, in uno spazio separato, grazie a una telegrafia. Se balza fuori da cripte segrete, queste ultime non sono luoghi intimi, assi-milati, bensì spazi mondani che della cripta condividono la latenza, il carattere inconscio, non certo la prossimità al soggetto. I fantasmi arrivano da lontano e diamo loro forma non plasmando materiali tra le mani, ma attraverso una tattilità a distanza. A mani libere.
Lacan; poetry; creative act; telegraphy; phantom
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/297292
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