Questo contributo intende verificare nuovi percorsi teorici relativi alla relazione fra teatro e immagini nella cultura rinascimentale. Ambito in cui gli studi di settore si sono concentrati unicamente sulla codificazione prospettica dello spazio scenico. Ciò che in questa sede si vuole rimarcare è la funzione di ekphrasis della scena che la drammaturgia assume nella dialettica tra scena e immagine, nel teatro italiano e in quello elisabettiano. Col termine apparato gli intellettuali cinquecenteschi definiscono lo spazio scenico, il luogo eterotipo (Foucault), in cui si svolge la funzione edonistica e politica del teatro di corte, e dove riverbera l’immagine utopica della città prodotta dalla decorazione pittorica. Sincretismo che unisce figurativismo e simbolismo, portando a compimento il superamento della scena paratattica medievale con l’introduzione della nuova disposizione “sintattica” della scena prospettica rinascimentale. Tale impostazione impone la visione frontale dello spettacolo esaltando la corrispondenza tra lo spettatore ideale (il principe) e rappresentazione (città ideale), condizione risolta in modo differente sullo stage elisabettiano che assicura la visione su tre lati del palcoscenico, trasformando la visione da parte dello spettatore, in un differente atto partecipativo. L’interazione tra dimensione figurativa della scena e apporto ekphrastico della drammaturgia si realizza nel connubio tra spazio scenico (che comprende i luoghi raffigurati nella scenografia) ed elementi figurativi materialmente assenti dalla scena, palesati dallo spettatore sollecitato dall’ekphrasis drammaturgica. Intreccio tra sguardo e immaginazione che supporta le necessità di verosimiglianza e mimesis. Gli esempi presi in esame, infine, chiariranno la prospettata relazione ekphrastica tra parola e immagine, la sua funzionalità nella relazione spettatore-spettacolo nella corte cinquecentesca e nel teatro elisabettiano.
Ekphrasis della scena nel teatro rinascimentale
Fanelli C.
2020-01-01
Abstract
Questo contributo intende verificare nuovi percorsi teorici relativi alla relazione fra teatro e immagini nella cultura rinascimentale. Ambito in cui gli studi di settore si sono concentrati unicamente sulla codificazione prospettica dello spazio scenico. Ciò che in questa sede si vuole rimarcare è la funzione di ekphrasis della scena che la drammaturgia assume nella dialettica tra scena e immagine, nel teatro italiano e in quello elisabettiano. Col termine apparato gli intellettuali cinquecenteschi definiscono lo spazio scenico, il luogo eterotipo (Foucault), in cui si svolge la funzione edonistica e politica del teatro di corte, e dove riverbera l’immagine utopica della città prodotta dalla decorazione pittorica. Sincretismo che unisce figurativismo e simbolismo, portando a compimento il superamento della scena paratattica medievale con l’introduzione della nuova disposizione “sintattica” della scena prospettica rinascimentale. Tale impostazione impone la visione frontale dello spettacolo esaltando la corrispondenza tra lo spettatore ideale (il principe) e rappresentazione (città ideale), condizione risolta in modo differente sullo stage elisabettiano che assicura la visione su tre lati del palcoscenico, trasformando la visione da parte dello spettatore, in un differente atto partecipativo. L’interazione tra dimensione figurativa della scena e apporto ekphrastico della drammaturgia si realizza nel connubio tra spazio scenico (che comprende i luoghi raffigurati nella scenografia) ed elementi figurativi materialmente assenti dalla scena, palesati dallo spettatore sollecitato dall’ekphrasis drammaturgica. Intreccio tra sguardo e immaginazione che supporta le necessità di verosimiglianza e mimesis. Gli esempi presi in esame, infine, chiariranno la prospettata relazione ekphrastica tra parola e immagine, la sua funzionalità nella relazione spettatore-spettacolo nella corte cinquecentesca e nel teatro elisabettiano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


