Le conseguenze economiche e sociali della pandemia richiedono alternative nel modo di guardare e descrivere il Paese. Ciò che viene messo in discussione è soprattutto l’idea dell’agglomerato umano e della metropoli come unico punto di vista appropriato per garantire sviluppo economico, benessere sociale e servizi essenziali adeguati. La crisi dell’egemonia delle metropoli riflette, più in generale, la rottura della linearità del modello di sviluppo imperante del secolo scorso, ovvero l’idea che la diffusione del progresso economico e sociale avvenga lungo traiettorie unidirezionali da Nord a Sud, da città a campagna, dalle grandi alle piccole imprese, dall’industria all’agricoltura. Questa rappresentazione, sebbene finora dominante in letteratura, sottovaluta le complementarità tra le parti: cioè che le condizioni di sicurezza delle pianure dipendono dalla presenza umana sia in collina che in montagna, così come la qualità delle foreste incide sui livelli di salute dei centri abitati situato nella valle. Sono mondi diversi ma interconnessi. Tuttavia, osservare il Paese dai margini non significa ignorare l’importanza delle città e delle metropoli, della loro vitalità creativa e innovativa in campo sociale, produttivo e civile. Al contrario, i fattori di agglomerazione, che favoriscono i luoghi altamente popolati, sono ancora importanti nella società e nell’economia contemporanea. Tuttavia, è essenziale e opportuno guardare alle connessioni e alle complementarità tra città e campagna, tra pianura e montagna, tra luoghi «pieni» e «vuoti»
L’Italia interna tra contrazioni e segni di rinascita
Cersosimo Domenico;Nisticò Rosanna
2020-01-01
Abstract
Le conseguenze economiche e sociali della pandemia richiedono alternative nel modo di guardare e descrivere il Paese. Ciò che viene messo in discussione è soprattutto l’idea dell’agglomerato umano e della metropoli come unico punto di vista appropriato per garantire sviluppo economico, benessere sociale e servizi essenziali adeguati. La crisi dell’egemonia delle metropoli riflette, più in generale, la rottura della linearità del modello di sviluppo imperante del secolo scorso, ovvero l’idea che la diffusione del progresso economico e sociale avvenga lungo traiettorie unidirezionali da Nord a Sud, da città a campagna, dalle grandi alle piccole imprese, dall’industria all’agricoltura. Questa rappresentazione, sebbene finora dominante in letteratura, sottovaluta le complementarità tra le parti: cioè che le condizioni di sicurezza delle pianure dipendono dalla presenza umana sia in collina che in montagna, così come la qualità delle foreste incide sui livelli di salute dei centri abitati situato nella valle. Sono mondi diversi ma interconnessi. Tuttavia, osservare il Paese dai margini non significa ignorare l’importanza delle città e delle metropoli, della loro vitalità creativa e innovativa in campo sociale, produttivo e civile. Al contrario, i fattori di agglomerazione, che favoriscono i luoghi altamente popolati, sono ancora importanti nella società e nell’economia contemporanea. Tuttavia, è essenziale e opportuno guardare alle connessioni e alle complementarità tra città e campagna, tra pianura e montagna, tra luoghi «pieni» e «vuoti»I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.