Il contributo analizza l’evoluzione dell’uso letterario del termine λαθικηδής. La prima attestazione è in Omero dove si trova riferito al seno materno, del quale indica la specifica funzione di calmare il pianto del neonato. È interessante che la parola non ricorra altrove nei poemi omerici. È quindi evidente che sia usata solo in questo contesto, non formulare, con il preciso intento di suscitare una pietà ‘straordinaria’, in una delle scene più patetiche dell’Iliade, grazie all’eccezionalità del composto che rompe l’andamento consueto del dettato poetico e rimane incastonato nella memoria proprio per la sua unicità. Ciò porta a sottolineare l’importanza dello studio delle innovazioni contenute in Omero, certamente meno studiate degli arcaismi, ma ugualmente caratteristiche del testo epico tradizionale e parimenti significative per la sua storia. La seconda occorrenza è in Alceo dove il termine diventa attributo del vino. Un riuso particolarmente incisivo, che produce un effetto straniante rispetto al famosissimo contesto omerico: una metapoiesi ironica, ma con un fondo filosofico ed esistenziale, sul tipico tema simposiale di quale possa essere il φάρμακον più efficace contro le sofferenze. La successiva attestazione sviluppa questa idea in senso scientifico. Si tratta di un epigramma dell’Anth. gr. attribuito a Crinagora e dedicato al medico Prassagora di Cos. Qui è la conoscenza dell’arte medica che porta l’oblio del dolore. Nell’ultima occorrenza presa in esame si ha un decisivo passaggio verso l’astrazione: nel Paedagogus di Clemente Alessandrino il nesso omerico λαθικηδέα μαζόν viene adoperato come immagine metafisica del Logos da cui scaturisce il nutrimento spirituale.
Storia semantico-letteraria dell'aggettivo λαθικηδής da Omero a Clemente Alessandrino
BIONDI Francesca
2017-01-01
Abstract
Il contributo analizza l’evoluzione dell’uso letterario del termine λαθικηδής. La prima attestazione è in Omero dove si trova riferito al seno materno, del quale indica la specifica funzione di calmare il pianto del neonato. È interessante che la parola non ricorra altrove nei poemi omerici. È quindi evidente che sia usata solo in questo contesto, non formulare, con il preciso intento di suscitare una pietà ‘straordinaria’, in una delle scene più patetiche dell’Iliade, grazie all’eccezionalità del composto che rompe l’andamento consueto del dettato poetico e rimane incastonato nella memoria proprio per la sua unicità. Ciò porta a sottolineare l’importanza dello studio delle innovazioni contenute in Omero, certamente meno studiate degli arcaismi, ma ugualmente caratteristiche del testo epico tradizionale e parimenti significative per la sua storia. La seconda occorrenza è in Alceo dove il termine diventa attributo del vino. Un riuso particolarmente incisivo, che produce un effetto straniante rispetto al famosissimo contesto omerico: una metapoiesi ironica, ma con un fondo filosofico ed esistenziale, sul tipico tema simposiale di quale possa essere il φάρμακον più efficace contro le sofferenze. La successiva attestazione sviluppa questa idea in senso scientifico. Si tratta di un epigramma dell’Anth. gr. attribuito a Crinagora e dedicato al medico Prassagora di Cos. Qui è la conoscenza dell’arte medica che porta l’oblio del dolore. Nell’ultima occorrenza presa in esame si ha un decisivo passaggio verso l’astrazione: nel Paedagogus di Clemente Alessandrino il nesso omerico λαθικηδέα μαζόν viene adoperato come immagine metafisica del Logos da cui scaturisce il nutrimento spirituale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.