Le epidemie hanno spesso rappresentato rotture sociali e politiche dell'ordine costituito, con forti ripercussioni sugli equilibri economici preesistenti. Durante l'età moderna, le città hanno sperimentato metodi di controllo del contagio. Il denominatore comune delle misure di contenimento della peste (quarantena, lazzaretti, cordoni sanitari, patenti o bollettini sanitari) era l'isolamento degli infetti. Nelle città colpite dalla malattia, la profilassi includeva il "confinamento" di coloro che si sospettava avessero contratto la malattia nelle proprie abitazioni e dei malati nei lazzaretti. Queste misure hanno esacerbato le differenze sociali e contribuito alla disintegrazione del tessuto urbano. L'esasperazione del binomio sano/malato ha innescato meccanismi di esclusione particolarmente evidenti nei confronti dei poveri, degli stranieri e di altri gruppi marginali. In questo articolo si esamina il caso della gestione della peste a Roma nel 1656-57 per verificare come le misure sanitarie disposte dalle autorità abbiano innescato una serie di rigidi controlli degli scambi sociali, fino alla sospensione delle normali attività e relazioni tipiche della vita urbana.

Plagues have often represented social and political ruptures of the established order, with strong repercussions for the pre-existing economic balance. Across the modern era cities have experimented with methods of controlling contagion. The common denominator of measures to contain the plague (quarantine, lazarettos, sanitary cordons, licences or bills of health) was the isolation of the infected. In cities affected by the disease, prophylaxis included the “confinement” of those suspected of having contracted the disease in their homes and of the visibly sick in lazarettos. These measures exacerbated social differences and contributed to the disintegration of the urban fabric. The exaggeration of the binary healthy/diseased triggered mechanisms of exclusion that were particularly noticeable with regard to the poor, foreigners and other marginal groups. This article examines the case of the management of the plague in Rome in 1656-57 in order to ascertain how sanitary measures ordered by the authorities set in motion a series of tight controls of social exchanges, up to the suspension of normal activities and relationships typical of urban life.

La città alla prova della peste. Misure di controllo e disgregazione del tessuto sociale (Roma 1656-67)

R. Sansa
2021-01-01

Abstract

Plagues have often represented social and political ruptures of the established order, with strong repercussions for the pre-existing economic balance. Across the modern era cities have experimented with methods of controlling contagion. The common denominator of measures to contain the plague (quarantine, lazarettos, sanitary cordons, licences or bills of health) was the isolation of the infected. In cities affected by the disease, prophylaxis included the “confinement” of those suspected of having contracted the disease in their homes and of the visibly sick in lazarettos. These measures exacerbated social differences and contributed to the disintegration of the urban fabric. The exaggeration of the binary healthy/diseased triggered mechanisms of exclusion that were particularly noticeable with regard to the poor, foreigners and other marginal groups. This article examines the case of the management of the plague in Rome in 1656-57 in order to ascertain how sanitary measures ordered by the authorities set in motion a series of tight controls of social exchanges, up to the suspension of normal activities and relationships typical of urban life.
2021
Le epidemie hanno spesso rappresentato rotture sociali e politiche dell'ordine costituito, con forti ripercussioni sugli equilibri economici preesistenti. Durante l'età moderna, le città hanno sperimentato metodi di controllo del contagio. Il denominatore comune delle misure di contenimento della peste (quarantena, lazzaretti, cordoni sanitari, patenti o bollettini sanitari) era l'isolamento degli infetti. Nelle città colpite dalla malattia, la profilassi includeva il "confinamento" di coloro che si sospettava avessero contratto la malattia nelle proprie abitazioni e dei malati nei lazzaretti. Queste misure hanno esacerbato le differenze sociali e contribuito alla disintegrazione del tessuto urbano. L'esasperazione del binomio sano/malato ha innescato meccanismi di esclusione particolarmente evidenti nei confronti dei poveri, degli stranieri e di altri gruppi marginali. In questo articolo si esamina il caso della gestione della peste a Roma nel 1656-57 per verificare come le misure sanitarie disposte dalle autorità abbiano innescato una serie di rigidi controlli degli scambi sociali, fino alla sospensione delle normali attività e relazioni tipiche della vita urbana.
Plague, Social Control, Urban History, Rome
Peste, Controllo sociale, Storia urbana, Roma
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/341963
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