Secondo un mito duro a morire, a lungo coltivato dai suoi ammiratori, Rocco Scotellaro (1923-1953) è stato etichettato come il “poeta contadino”. Questo libro prova a rovesciare i presupposti di tale lettura. Militante socialista, giovane sindaco di Tricarico nel secondo Dopoguerra, poeta e narratore in costante formazione, Scotellaro fu, anzitutto, uno degli interpreti più lucidi delle trasformazioni sociali che investirono l’Italia postbellica. Lo fu in ragione del suo impegno concreto e di un’idea di cultura – di prassi letteraria e politica – mai scissa dalla sua verifica sociale. Del mondo contadino o, per meglio dire, dei gruppi sociali subalterni, ai quali era prossimo, ma ai quali non apparteneva interamente, fu studioso e gramsciano “persuasore”, convinto che l’impegno meridionalistico non potesse scindersi da un progetto pedagogico di emancipazione culturale. A questa missione civile Scotellaro obbedì con gli strumenti, mai statici, della mediazione e della mimesi, passando dalla poesia alla narrazione, dalla drammaturgia alla ricerca sociale. Il libro restituisce, alla stregua di una cartografia, il seppur breve itinerario di Scotellaro, insistendo sulla centralità della formazione culturale (tutt’altro che ingenua, come si è spesso, a torto, detto) e sulla meditazione costante attorno alle ragioni della militanza a favore delle classi oppresse.
Rocco Scotellaro e la questione meridionale. Letteratura, politica, inchiesta
Marco Gatto
2023-01-01
Abstract
Secondo un mito duro a morire, a lungo coltivato dai suoi ammiratori, Rocco Scotellaro (1923-1953) è stato etichettato come il “poeta contadino”. Questo libro prova a rovesciare i presupposti di tale lettura. Militante socialista, giovane sindaco di Tricarico nel secondo Dopoguerra, poeta e narratore in costante formazione, Scotellaro fu, anzitutto, uno degli interpreti più lucidi delle trasformazioni sociali che investirono l’Italia postbellica. Lo fu in ragione del suo impegno concreto e di un’idea di cultura – di prassi letteraria e politica – mai scissa dalla sua verifica sociale. Del mondo contadino o, per meglio dire, dei gruppi sociali subalterni, ai quali era prossimo, ma ai quali non apparteneva interamente, fu studioso e gramsciano “persuasore”, convinto che l’impegno meridionalistico non potesse scindersi da un progetto pedagogico di emancipazione culturale. A questa missione civile Scotellaro obbedì con gli strumenti, mai statici, della mediazione e della mimesi, passando dalla poesia alla narrazione, dalla drammaturgia alla ricerca sociale. Il libro restituisce, alla stregua di una cartografia, il seppur breve itinerario di Scotellaro, insistendo sulla centralità della formazione culturale (tutt’altro che ingenua, come si è spesso, a torto, detto) e sulla meditazione costante attorno alle ragioni della militanza a favore delle classi oppresse.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.