Introduzione La professione di infermiere nel tempo è cambiata in modo notevole facendo un grande salto di qualità. Gli infermieri sono sempre più preparati e competenti e contribuiscono ad un miglioramento effettivo nel campo della pratica clinica, della cura e dell’assistenza alla persona; tuttavia per motivi storici, culturali, politici, burocratici ed economici il pieno riconoscimento di questa professione stenta ancora ad arrivare. Come in Italia, in altri paesi questa figura ha un ruolo chiave nella sanità, ma esistono specializzazioni riconosciute che permettono al professionista di avere delle conoscenze specifiche e approfondite nell’interesse sia del paziente che degli altri professionisti con i quali si trova a lavorare e svolge delle attività di pratica avanzata, che in Italia sembra essere ancora un miraggio. Nell’area dell’emergenza e urgenza esiste una figura specializzata, in Italia sconosciuta, chiamata Nurse Practitioner (NP): è un infermiere con competenze avanzate che lavora nel Triage di Pronto Soccorso (PS) che, attraverso l’attuazione di protocolli sviluppati per patologie o condizioni cliniche specifiche elaborati e approvati dall’equipe medica ed infermieristica del contesto lavorativo in cui si trova ad operare, avvia procedure diagnostiche a terapeutiche dal momento della presa in carico e assegnazione del codice di Triage fino alla visita del medico di PS. Esempi di protocolli più comunemente usati sono per la gestione precoce del dolore in triage, richiesta di esami radiografici per lesioni ortopediche, prelievo di esami ematici (es. troponina), ECG ed Eco-fast per pazienti con dolore toracico e protocolli per pazienti con dolore addominale. Tutto ciò permette ovviamente di ridurre i tempi d’attesa e di permanenza in PS in quanto, prima della visita, il paziente avrà già eseguito gli esami del caso facilitando la diagnosi medica e successivo trattamento, riduzione dei costi, miglioramento dei servizi, diminuzione della possibilità che si verifichino eventi avversi, miglioramento della qualità di assistenza erogata e conseguente pieno riconoscimento dell’autonomia professionale dell’infermiere. È stata eseguita una revisione della letteratura nei due motori di ricerca PubMed e Cinahl e sono stati presi in esame 11 studi in cui è stata verificata l’efficacia di questa figura, qualità di assistenza erogata e di soddisfazione sia dei pazienti che dei medici, nonché di effettivi risultati clinici. Anche in Italia, alcune realtà sanitarie hanno introdotto protocolli operativi avanzati in ambito pre-ospedaliero, tuttavia non sono mancate reazioni da parte di professionisti: è recente la vicenda che ha visto l’Ordine dei Medici di Bologna procedere alla radiazione dell’Assessore Regegionale della Sanità a seguito dell’emanazione del DGR che permetteva agli infermieri di 118 di attuare protocolli e istruzioni operative a livello territoriale, attribuendo, secondo alcuni, al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo del medico. Obiettivi Obiettivo del presente studio è quello di analizzare la possibile applicazione di tale modello nei PS italiani. Materiali e metodi È stato condotto uno studio di tipo qualitativo, tramite un Focus Group, con un campione di 7 infermieri di PS che operano all’interno di 3 servizi umbri (DEA di I e II Livello e PS), in cui è stata discussa la possibile applicazione e realizzazione della figura del NP in Italia. L’analisi dei dati è stata eseguita secondo il metodo Colaizzi, mentre la presentazione dei risultati ha seguito lo standard COREQ. Risultati Il Focus Group ha fatto emergere 4 temi principali: • possibile applicazione e realizzazione figura NP in Italia, • autonomia dell’infermiere, • responsabilità, • preparazione e formazione specifica. Ulteriori sotto-temi sono risultati: le realtà interne nei PS e accessi impropri, difformità regionali e all’interno del territorio umbro, utilità dei protocolli, possibile ostruzionismo e crescita professionale. I principali ostacoli emersi sono: barriere in termini di preparazione specialistica e relativo riconoscimento e barriere rappresentate da vecchi retaggi culturali e storici. Conclusioni Tutti i partecipanti hanno confermato i presupposti di partenza della discussione: utilità nel sistema sanitario della figura in questione, vantaggi in termini di tempi di attesa, di permanenza, di costi, di tempestiva assistenza e miglioramento di quest’ultima, riconoscimento autonomia e preparazione professionale e assenza di una formazione specialistica
L'infermiere di pratica avanzata specialista in emergenza: nuove prospettive per il futuro
Ramacciati Nicola
2019-01-01
Abstract
Introduzione La professione di infermiere nel tempo è cambiata in modo notevole facendo un grande salto di qualità. Gli infermieri sono sempre più preparati e competenti e contribuiscono ad un miglioramento effettivo nel campo della pratica clinica, della cura e dell’assistenza alla persona; tuttavia per motivi storici, culturali, politici, burocratici ed economici il pieno riconoscimento di questa professione stenta ancora ad arrivare. Come in Italia, in altri paesi questa figura ha un ruolo chiave nella sanità, ma esistono specializzazioni riconosciute che permettono al professionista di avere delle conoscenze specifiche e approfondite nell’interesse sia del paziente che degli altri professionisti con i quali si trova a lavorare e svolge delle attività di pratica avanzata, che in Italia sembra essere ancora un miraggio. Nell’area dell’emergenza e urgenza esiste una figura specializzata, in Italia sconosciuta, chiamata Nurse Practitioner (NP): è un infermiere con competenze avanzate che lavora nel Triage di Pronto Soccorso (PS) che, attraverso l’attuazione di protocolli sviluppati per patologie o condizioni cliniche specifiche elaborati e approvati dall’equipe medica ed infermieristica del contesto lavorativo in cui si trova ad operare, avvia procedure diagnostiche a terapeutiche dal momento della presa in carico e assegnazione del codice di Triage fino alla visita del medico di PS. Esempi di protocolli più comunemente usati sono per la gestione precoce del dolore in triage, richiesta di esami radiografici per lesioni ortopediche, prelievo di esami ematici (es. troponina), ECG ed Eco-fast per pazienti con dolore toracico e protocolli per pazienti con dolore addominale. Tutto ciò permette ovviamente di ridurre i tempi d’attesa e di permanenza in PS in quanto, prima della visita, il paziente avrà già eseguito gli esami del caso facilitando la diagnosi medica e successivo trattamento, riduzione dei costi, miglioramento dei servizi, diminuzione della possibilità che si verifichino eventi avversi, miglioramento della qualità di assistenza erogata e conseguente pieno riconoscimento dell’autonomia professionale dell’infermiere. È stata eseguita una revisione della letteratura nei due motori di ricerca PubMed e Cinahl e sono stati presi in esame 11 studi in cui è stata verificata l’efficacia di questa figura, qualità di assistenza erogata e di soddisfazione sia dei pazienti che dei medici, nonché di effettivi risultati clinici. Anche in Italia, alcune realtà sanitarie hanno introdotto protocolli operativi avanzati in ambito pre-ospedaliero, tuttavia non sono mancate reazioni da parte di professionisti: è recente la vicenda che ha visto l’Ordine dei Medici di Bologna procedere alla radiazione dell’Assessore Regegionale della Sanità a seguito dell’emanazione del DGR che permetteva agli infermieri di 118 di attuare protocolli e istruzioni operative a livello territoriale, attribuendo, secondo alcuni, al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo del medico. Obiettivi Obiettivo del presente studio è quello di analizzare la possibile applicazione di tale modello nei PS italiani. Materiali e metodi È stato condotto uno studio di tipo qualitativo, tramite un Focus Group, con un campione di 7 infermieri di PS che operano all’interno di 3 servizi umbri (DEA di I e II Livello e PS), in cui è stata discussa la possibile applicazione e realizzazione della figura del NP in Italia. L’analisi dei dati è stata eseguita secondo il metodo Colaizzi, mentre la presentazione dei risultati ha seguito lo standard COREQ. Risultati Il Focus Group ha fatto emergere 4 temi principali: • possibile applicazione e realizzazione figura NP in Italia, • autonomia dell’infermiere, • responsabilità, • preparazione e formazione specifica. Ulteriori sotto-temi sono risultati: le realtà interne nei PS e accessi impropri, difformità regionali e all’interno del territorio umbro, utilità dei protocolli, possibile ostruzionismo e crescita professionale. I principali ostacoli emersi sono: barriere in termini di preparazione specialistica e relativo riconoscimento e barriere rappresentate da vecchi retaggi culturali e storici. Conclusioni Tutti i partecipanti hanno confermato i presupposti di partenza della discussione: utilità nel sistema sanitario della figura in questione, vantaggi in termini di tempi di attesa, di permanenza, di costi, di tempestiva assistenza e miglioramento di quest’ultima, riconoscimento autonomia e preparazione professionale e assenza di una formazione specialisticaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.