The paper investigates the phenomenon of the “media trial” and the “informal” suffering it causes the defendant, providing a penal reflection on its possible relevance for the purposes of determining the sentence. It analyzes the pathological change in the relationship between justice and information, where media coverage anticipates and supplants the formal judgment of the judiciary. This dynamic goes beyond the right to report the news, violating the presumption of innocence and generating a multi-offensive “social condemnation”. The paper proposes to trace this affliction back to the dogmatic category of poena naturalis, understood as suffering endured by the perpetrator of the crime as a consequence of the criminal act, but characterized by the absence of a formal punitive purpose on the part of the state. Unlike more restrictive conceptions, it is argued that suffering mediated by third parties, such as the media and public opinion, can also constitute a modern manifestation of natural punishment. De jure condito and comparative arguments are discussed in support of this functional assimilation. It is pointed out that criminal law already operates the ‘commensuration of the incommensurable’ and that the italian system implicitly recognises the fungibility between heterogeneous sufferings, deducting the suffering already endured in pre-trial detention or compensating for the surplus suffering caused by inhuman prison treatment. Parallels are drawn with the Spanish dilación indebida and the German Vollstreckungsmodell, which recognize and ‘compensate’ suffering from unreasonable length of proceedings as a functional equivalent of punishment. In conclusion, a proposal de lege ferenda is put forward: the introduction of a common mitigating circumstance for ‘media conviction’. This provision, supported by ‘media expertise’ for a scientific and objective assessment of the damage suffered, would aim to restore the proportionality and humanity of the sentence, reaffirming the centrality of the trial as the only place for ascertaining the truth and imposing the sentence.

Il saggio indaga il fenomeno del “processo mediatico” e la sofferenza “informale” che esso genera all’imputato, fornendo una riflessione penologica sulla sua possibile rilevanza ai fini della commisurazione della pena. Viene analizzata la patologica mutazione del rapporto tra giustizia e informazione, dove la narrazione mediatica anticipa e soppianta il giudizio formale della magistratura. Tale dinamica travalica il diritto di cronaca, violando la presunzione di innocenza e generando una “condanna sociale” plurioffensiva. Il lavoro propone di ricondurre tale afflizione alla categoria dogmatica della poena naturalis, intesa come sofferenza subita dall’autore del reato in conseguenza del fatto criminoso, ma caratterizzata dall’assenza di un formale scopo punitivo statuale. A differenza di concezioni più restrittive, si argomenta che anche la sofferenza mediata da terzi, come i media e l’opinione pubblica, possa integrare una moderna manifestazione di pena naturale. Vengono discussi argomenti de jure condito e comparatistici a sostegno di tale assimilazione funzionale. Si evidenzia come il diritto penale già operi la “commisurazione dell’incommensurabile” e come il sistema italiano riconosca implicitamente la fungibilità tra sofferenze eterogenee, detraendo il presofferto cautelare o compensando il surplus di sofferenza da trattamento penitenziario inumano. Parallelismi sono tracciati con la dilación indebida spagnola e il Vollstreckungsmodell tedesco, che riconoscono e ‘compensano’ la sofferenza da irragionevole durata del processo come equivalente funzionale della pena. In conclusione, si avanza una proposta de lege ferenda: l’introduzione di una circostanza attenuante comune per la “condanna mediatica”. Tale previsione, supportata da “perizie mediatiche” per una valutazione scientifica e oggettiva del pregiudizio subito, mirerebbe a ripristinare la proporzionalità e l’umanità della pena, riaffermando la centralità del processo come unico luogo di accertamento della verità e di irrogazione della pena.

Il processo mediatico come pena naturale: verso il riconoscimento della sofferenza in una prospettiva penologica compensativa

Mario Caterini
;
Morena Gallo
2025-01-01

Abstract

The paper investigates the phenomenon of the “media trial” and the “informal” suffering it causes the defendant, providing a penal reflection on its possible relevance for the purposes of determining the sentence. It analyzes the pathological change in the relationship between justice and information, where media coverage anticipates and supplants the formal judgment of the judiciary. This dynamic goes beyond the right to report the news, violating the presumption of innocence and generating a multi-offensive “social condemnation”. The paper proposes to trace this affliction back to the dogmatic category of poena naturalis, understood as suffering endured by the perpetrator of the crime as a consequence of the criminal act, but characterized by the absence of a formal punitive purpose on the part of the state. Unlike more restrictive conceptions, it is argued that suffering mediated by third parties, such as the media and public opinion, can also constitute a modern manifestation of natural punishment. De jure condito and comparative arguments are discussed in support of this functional assimilation. It is pointed out that criminal law already operates the ‘commensuration of the incommensurable’ and that the italian system implicitly recognises the fungibility between heterogeneous sufferings, deducting the suffering already endured in pre-trial detention or compensating for the surplus suffering caused by inhuman prison treatment. Parallels are drawn with the Spanish dilación indebida and the German Vollstreckungsmodell, which recognize and ‘compensate’ suffering from unreasonable length of proceedings as a functional equivalent of punishment. In conclusion, a proposal de lege ferenda is put forward: the introduction of a common mitigating circumstance for ‘media conviction’. This provision, supported by ‘media expertise’ for a scientific and objective assessment of the damage suffered, would aim to restore the proportionality and humanity of the sentence, reaffirming the centrality of the trial as the only place for ascertaining the truth and imposing the sentence.
2025
Il saggio indaga il fenomeno del “processo mediatico” e la sofferenza “informale” che esso genera all’imputato, fornendo una riflessione penologica sulla sua possibile rilevanza ai fini della commisurazione della pena. Viene analizzata la patologica mutazione del rapporto tra giustizia e informazione, dove la narrazione mediatica anticipa e soppianta il giudizio formale della magistratura. Tale dinamica travalica il diritto di cronaca, violando la presunzione di innocenza e generando una “condanna sociale” plurioffensiva. Il lavoro propone di ricondurre tale afflizione alla categoria dogmatica della poena naturalis, intesa come sofferenza subita dall’autore del reato in conseguenza del fatto criminoso, ma caratterizzata dall’assenza di un formale scopo punitivo statuale. A differenza di concezioni più restrittive, si argomenta che anche la sofferenza mediata da terzi, come i media e l’opinione pubblica, possa integrare una moderna manifestazione di pena naturale. Vengono discussi argomenti de jure condito e comparatistici a sostegno di tale assimilazione funzionale. Si evidenzia come il diritto penale già operi la “commisurazione dell’incommensurabile” e come il sistema italiano riconosca implicitamente la fungibilità tra sofferenze eterogenee, detraendo il presofferto cautelare o compensando il surplus di sofferenza da trattamento penitenziario inumano. Parallelismi sono tracciati con la dilación indebida spagnola e il Vollstreckungsmodell tedesco, che riconoscono e ‘compensano’ la sofferenza da irragionevole durata del processo come equivalente funzionale della pena. In conclusione, si avanza una proposta de lege ferenda: l’introduzione di una circostanza attenuante comune per la “condanna mediatica”. Tale previsione, supportata da “perizie mediatiche” per una valutazione scientifica e oggettiva del pregiudizio subito, mirerebbe a ripristinare la proporzionalità e l’umanità della pena, riaffermando la centralità del processo come unico luogo di accertamento della verità e di irrogazione della pena.
natural punishment, trial by media, mitigating circumstance
pena naturale, condanna mediatica, circostanza attenuante
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11770/387460
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