A differenza dei terremoti, il colera non era visto dalle popolazioni calabresi come opera di Dio ma dell’uomo. Le epidemie creavano un clima di violenza diffusa. C’era la violenza di chi si autoaccusava di essere lo “spargitore” della “polverella” avvelenata e di chi invece accusava altri di averla sparsa. C’era la violenza dei governanti che condannavano ai lavori forzati e alla morte persone innocenti e la violenza della popolazione che si manifestava in tumulti, linciaggi collettivi ed esecuzioni sommarie. Il colera faceva venire meno una serie di rapporti sociali, umani e culturali che regolavano la vita dei paesi. Il sospetto, il dolore, le privazioni e la paura della morte, sconvolgevano il fisico e lo spirito degli uomini. Le epidemie facevano smarrire la ragione e frantumavano le regole sociali; il pensiero umano, in un certo senso, si presentava abbandonato a se stesso, spoglio di tante idee e convinzioni formatesi nel corso dei secoli.
Colera e rivolte nel cosentino / Sole, Giovanni. - In: CLASSE. - ISSN 0390-6752. - 20(1981), pp. 101-134.
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Titolo: | Colera e rivolte nel cosentino |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 1981 |
Rivista: | |
Citazione: | Colera e rivolte nel cosentino / Sole, Giovanni. - In: CLASSE. - ISSN 0390-6752. - 20(1981), pp. 101-134. |
Handle: | http://hdl.handle.net/20.500.11770/139763 |
Appare nelle tipologie: | 1.1 Articolo in rivista |