La Calabria, punta estrema dell’Italia, nonostante i circa mille chilometri di litorale, ha avuto una storia legata più alla terra che al mare. Il mare rappresentava motivo di paura perché era luogo di mostri ma anche perché da esso venivano turchi e saraceni per depredare i villaggi. I calabresi lentamente ma progressivamente si allontanavano dal mare per attestarsi su zone impervie ma facilmente difendibili. L’organizzazione feudale della società e la malaria contribuiranno ad aumentare la distanza tra la gente e la costa. Nonostante ciò c’erano alcuni villaggi in cui veniva praticata la pesca. I pescatori venivano chiamati in senso dispregiativo “vracuni” (perché invece dei pantaloni indossavano le brache), “Santandria (dal nome del loro protettore S, Andrea) oppure “cacapraia (perché cacavano sulla pria). Vestivano in modo particolare, portavano orecchini ai lobi ed erano tutti “tripputi, cenciosi ed oziosi”. Avevano fama di essere gente imbrogliona, senza scrupoli, disposta ad abbandonare la propria religione e la propria terra per guadagno. In realtà i marinai erano pochi. Poichè per diversi mesi non si poteva esercitare la pesca per via del mare agitato e per la mancanza di validi rifugi, la maggior parte dei pescatori alternavano alla pesca il lavoro nei campi. Erano contadini-pescatori, con un mondo magico-religioso legato quindi contemporaneamente alla terra e al mare.
La pesca e il mare nella Calabria tradizionale
SOLE, Giovanni
1992-01-01
Abstract
La Calabria, punta estrema dell’Italia, nonostante i circa mille chilometri di litorale, ha avuto una storia legata più alla terra che al mare. Il mare rappresentava motivo di paura perché era luogo di mostri ma anche perché da esso venivano turchi e saraceni per depredare i villaggi. I calabresi lentamente ma progressivamente si allontanavano dal mare per attestarsi su zone impervie ma facilmente difendibili. L’organizzazione feudale della società e la malaria contribuiranno ad aumentare la distanza tra la gente e la costa. Nonostante ciò c’erano alcuni villaggi in cui veniva praticata la pesca. I pescatori venivano chiamati in senso dispregiativo “vracuni” (perché invece dei pantaloni indossavano le brache), “Santandria (dal nome del loro protettore S, Andrea) oppure “cacapraia (perché cacavano sulla pria). Vestivano in modo particolare, portavano orecchini ai lobi ed erano tutti “tripputi, cenciosi ed oziosi”. Avevano fama di essere gente imbrogliona, senza scrupoli, disposta ad abbandonare la propria religione e la propria terra per guadagno. In realtà i marinai erano pochi. Poichè per diversi mesi non si poteva esercitare la pesca per via del mare agitato e per la mancanza di validi rifugi, la maggior parte dei pescatori alternavano alla pesca il lavoro nei campi. Erano contadini-pescatori, con un mondo magico-religioso legato quindi contemporaneamente alla terra e al mare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.