Il saggio prende ad esame il contributo di Rosario Nicolò nella ricostruzione del fondamento tecnico dell’istituto della rappresentazione, incentrato sulla teoria della c.d. “vocazione indiretta”. Il Maestro riconduce nella categoria in questione la vocazione che sorge in favore del rappresentante in presenza di determinati eventi fattuali (ad es. premorienza) o giuridici (ad es. indegnità o rinunzia) che impediscono la vocazione dell’ascendente. La “vocazione indiretta” ha, peraltro, carattere originario ed indipendente, differenziandosi dalla “vocazione diretta”, per il fatto di mutuare, sulla scorta di un vero e proprio fenomeno di “conversione”, una serie di elementi attivi e passivi che integravano il contenuto della vocazione del rappresentato. Ciò allo scopo di garantire la conservazione dell’identità quantitativa delle quote ereditarie spettanti alle stirpi generate dal de cuius. Al di là degli indubbi meriti che la teoria della “vocazione indiretta” ha avuto nell’impostare il dibattito relativo al fondamento tecnico della rappresentazione su basi oggettive, essa appare ormai insoddisfacente sia alla luce della rideterminazione del rapporto che intercorre tra i fattori della vocazione, della delazione e della designazione, sia in considerazione della sopravvenuta uniformazione dello status filiationis; circostanze che inducono a propendere per la differente ricostruzione della “vocazione della stirpe”.
“Vocazione ereditaria diretta e indiretta”. Il contributo di Rosario Nicolò alla ricostruzione del fondamento tecnico della rappresentazione
Pasquale Laghi
2024-01-01
Abstract
Il saggio prende ad esame il contributo di Rosario Nicolò nella ricostruzione del fondamento tecnico dell’istituto della rappresentazione, incentrato sulla teoria della c.d. “vocazione indiretta”. Il Maestro riconduce nella categoria in questione la vocazione che sorge in favore del rappresentante in presenza di determinati eventi fattuali (ad es. premorienza) o giuridici (ad es. indegnità o rinunzia) che impediscono la vocazione dell’ascendente. La “vocazione indiretta” ha, peraltro, carattere originario ed indipendente, differenziandosi dalla “vocazione diretta”, per il fatto di mutuare, sulla scorta di un vero e proprio fenomeno di “conversione”, una serie di elementi attivi e passivi che integravano il contenuto della vocazione del rappresentato. Ciò allo scopo di garantire la conservazione dell’identità quantitativa delle quote ereditarie spettanti alle stirpi generate dal de cuius. Al di là degli indubbi meriti che la teoria della “vocazione indiretta” ha avuto nell’impostare il dibattito relativo al fondamento tecnico della rappresentazione su basi oggettive, essa appare ormai insoddisfacente sia alla luce della rideterminazione del rapporto che intercorre tra i fattori della vocazione, della delazione e della designazione, sia in considerazione della sopravvenuta uniformazione dello status filiationis; circostanze che inducono a propendere per la differente ricostruzione della “vocazione della stirpe”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.